venerdì 24 giugno 2016

Castellammare verso la Brexit...... la nuova CastExit





È ufficiale, oggi la Gran Bretagna ha segnato nuovamente la storia, proponendosi come uno stato rivoluzionario che EXIT dalla Unione Europea senza averne mai di fatto parte. 
 La storia ci dice che durante la creazione dell’UE, la stessa Gran Bretagna aveva posto una serie di condizioni (indipendenza della moneta, nessun vincolo di recepimento delle direttive UE). Insomma uno sposalizio a senso unico e adesso con diritto di recesso.

Ma non vogliamo parlarvi di questo oggi, avrete modo di leggere diversi articoli di giornale sul tema (e per ancora i prossimi anni, ne sentiremo parlare). Quello di cui vi vogliamo parlare è di uno strano parallellismo tra la Gran Bretagna della Brexit e Castellammare del Golfo. 

Ieri girando per le strade londinesi, ci siamo fermati a parlare con altri colleghi, passanti, amici per una fermata di metro. Abbiamo parlato della Brexit e di cosa questo potesse comportare per il Regno Unito e per l’Europa intera.

Ciò che abbiamo capito è che a prescindere dalla scelta che si andava a fare , chi per l’Exit o chi per il Remain, era evidente il forte senso di responsabilità di ogni londinese per quel voto. Una tale responsabilità da pensare che qualunque epilogo elettorale ci fosse stato, ogni singola persona è stata parte di quel cambiamento.

Un senso di responsabilità che viaggiava insieme ad un grande senso di incertezza. Molte delle persone che abbiamo incontrato non avevano ben chiare le conseguenze dell’una o dell’altra scelta, ma avevano chiaro un loro desiderio di cambiare e la primaria responsabilità di farlo attraverso l’esercizio di quel diritto di voto referendario.

Ecco, è qui che troviamo un parallellismo (mancato) tra la Brexit e Castellammare. Quasi da coniare l’espressione CastExit !!!

Senza presunzione risolutiva ma con uno spirito di riflessione e condivisione, vorremmo che i lettori (castellammaresi) possano pensare e scegliere quale senso di responsabilità si è avuto !

Quale è oggi il senso di responsabilità del cambiamento che la politica, l’imprenditoria e la tecno-crazia locale hanno ? Assistiamo ad una carrellata di slogan propagandistici dati dalla maggioranza e dall’opposizione del Paese, ma non si percepisce quale sia il senso di responsabilità.

Quale responsabilità c’è nel pubblicare foto di sversamenti e deturpazioni varie? Quale responsabilità c’è nell’avallare l’uso di mezzi meccanici in zone destinate alla balneazione ? 

Quale responsabilità c’è nell’aver tratteggiato un piano di sviluppo turistico e non averlo seguito ? Quale responsabilità c’è nell’aver prodotto un calendario di sagre e festini quando invece l’obiettivo era quello di puntare su pochi ma importanti eventi di promozione della destinazione turistica ? 

Quale responsabilità c’è nell’aver ingessato la macchina amministrativa non consentendo l’iter normale di approvazione dei bilanci ? Quale responsabilità c’è nel cercare un continuo equilibrio di forze politiche che alla fine si traduce in un rimettere culi su poltrone (a prescindere dal colore della maglia politica)? 

Quale responsabilità c’è nel pensare che mediare è la soluzione ai problemi di un Paese ? Quale responsabilità c’è nel fare propaganda politica opponendosi a tutto e tutti ma non essere fattivi nelle proposte ? Quale è la responsabilità di un politico se non quello di rispondere alla chiamata dei cittadini (anche quando questi scelgono che sia venuto il momento di dimettersi) ?

Forse andrebbe recuperata l’inconsapevolezza del popolo britannico, avendo per certo il proprio senso di responsabilità di dover cambiare. Ognuno a fare la sua parte, ognuno a scegliere per ciò che reputa meglio per tutti, ognuno che diventi protagonista di un cambiamento.

Credo che il problema oggi di Castellammare non sia né una classe politica immobile o incompetente, bensì la necessità di un cambiamento culturale nel senso di responsabilità dei singoli. Ognuno ha la responsabilità di lamentarsi, ma anche la responsabilità di avanzare proposte e (se non ascoltato) di fare. Realizzare, fare, cambiare, lavorare con proprie risorse al servizio del Paese…. Questo aiuta….. denunciare, lamentarsi, opporsi e mancare di ascoltare… questo rende immobili……

Allora mi chiedo e vi chiedo, se dovessimo votare per la CastExit:

  • volete uscire allo scoperto e contribuire con responsabilità allo sviluppo di Castellammare   (SI)
  • volete che Castellammare resti nel suo immobilismo e si allontani dallo sviluppo   (NO)

cosa votereste ?

La Brexit dopo tutto potrebbe non essere un male….. e la CastExit ?

martedì 21 luglio 2015

Ordinanza emissione sonore.... la proposta dei Quartieri musicali



Da qualche giorno impazzano su Facebook (ormai l'unico punto comune per diversi interessi che non trovano spazio in altri luoghi istituzionali per la dialettica) messaggi a (s)favore della recente ordinanza comunale sulle emissioni sonore.

Ovviamente i partiti del NO e del SI, si sprecano nell'andare a trovare qualsiasi pezza di appoggio sul perchè questa ordinanza vada mantenuta (foto su foto di referenze di Tripadvisor.com, Booking.com, in cui anonimi turisti lasciano in un trafiletto un malcontento per la musica a forte volume) e chi invece ritiene che questa ordinanza non farà altro che "danneggiare gli esercenti dei locali pubblici" (ho voluto riprendere testualmente per non fare torto al poeta padre). 

Meno male che almeno in questo caso, non si è gridato allo scandalo del favoritismo di parenti vicini al Sindaco o alla sua "defunta" giunta e moribondo consiglio ! Del resto, mi pare di aver compreso che chi ha un locale pubblico per la somministrazione di bevande (es. pub, etc.) oggi sia "vessato" da questa ordinanza; peccato che il malcontento che viaggia anche tra i "parenti" gestori di pub/bar NON lo ricorda nessuno e volevamo sottolinearlo noi ad onor di cronaca. 
Quindi, una ordinanza che se la prende non solo con i giovani clienti che NON potranno ballare all'impazzata ma a quanto pare se la prende anche con gli imprenditori di famiglia. Una ordinanza che se non giusta per molti almeno appare equa, no ?!!?

Volendo superare l'ironia del momento e la tentazione di non scadere nella scenografica arringa difensiva di albergatori pro-ordinanza (ovviamente ognuno guarda i propri interessi), noi continuiamo a voler difendere l'unico interesse che ci interessa, ossia quello di Castellammare.

Come al solito, presi da sano ottimismo, avanziamo una ingenua proposta. Un pò di dettagli:

SCENARIO (Background)
  • Castellammare non ha una regolamentazione virtuosa dei posti per alloggi turistici e concessioni di licenze per l'installazione di attività come bar, pub, etc. Questo ha portato negli anni a creare contiguità tra spazi dedicati al riposo con spazi dedicati al divertimento
  • Castellammare ha poche attività come bar e pub che usano musica open air (all'aria aperta), per lo più concentrate nella zona marina e nella zona villa Margherita
  • L'associazionismo degli albergatori è una realtà viva ed efficace ma non si hanno altre categorie associate (come quelle dei bar e pub) che consentano di gestire in maniera unitaria gli interessi della categoria

COSA PROPONIAMO ?
I Quartieri della musica............. The Music Island

La regolamentazione di cosa fare e non fare è ormai retaggio di un passato che necessita di norme perentorie e punitive per correggere comportamenti non governati o concordati.

Pensiamo di invertire il paradigma: non dobbiamo limitare le attività ma indirizzarle, coordinarle per massimizzare il loro valore economico ai fini del profitto di ciascun imprenditore (che poi è anche un contribuente).

Quindi, è possibile definire a priori la "geografia della musica" per indirizzare la movida castellammarese (inflazionato termine che però rende l'idea). 

Basterebbe creare un team misto di competenze tecniche (musicisti, tecnici del suono, albergatori, imprenditori di bar e pub, etc.) che possa creare una nuova mappa del divertimento a Castellammare, seguendo il principio della "musica giusta nel luogo giusto".

Tutto si basa sul principio che alcune tipologie musicali, di fatto, hanno naturalmente un tenore di decibel differenziale. La naturalezza d'uso di alcuni strumenti (come dimostrato dalla tabella qui di seguito), porta con se diverse misure di decibel che potrebbero essere modulate in funzione della presenza di strutture ricettive o meno:

Musical Noise

normal piano practice60-70 dB
fortissimo singer 3 ft. away70 dB
chamber music in small auditorium75-85 dB
regular sustained exposure may cause permanent damage90-95 dB
piano fortissimo92-95 dB
violin84-103 dB
cello82-92 dB
oboe90-94 dB
flute85-111 dB
piccolo95-112 dB
clarinet92-103 dB
french horn90-106 dB
trombone85-114 dB
timpani & bass drum rolls106 dB
average Walkman on 5/10 setting94 dB
symphonic music peak120-137 dB
amplified rock music at 4-6 ft.120 dB
rock music peak150 dB


Ciò comporta che possiamo determinare a priori il tipo di musica da proporre nei locali di alcune zone, rispetto alla concentrazione di alcune attività ricettive (o in funzione di cicli musicali da far ruotare nei diversi quartieri) e/o esigenze di quiete per i residenti.

La creazione di "quartieri della musica", consentirebbe non solo di gestire volumi di decibel coerenti con le necessità di alcune strutture ricettizie, ma concederebbe ai locali quali bar e pub di poter caratterizzare la loro offerta cercando nelle "specialità di genere musicale", un fattore differenziale e competitivo per meglio servire la propria clientela.

Ovviamente la tipologia di musica non può prescindere dal concept del locale in cui essa è fruita (non mi aspetto di vedere violini al Picolit Pub, come non mi aspetto di vedere tarantelle alla Cantina Aurelia, etc.) ed è per questo che la collaborazione di esperti ed imprenditori diventa cruciale. Non si vuole imporre a chi investe i propri soldi, un concept music diverso ma si intende suggerire un palinsesto di musica e divertimento che sia di valore per il singolo locale e per ciascun angolo di Castellammare !

La creazione de quartieri della musica, inoltre aprirebbe ad altre due opportunità:
  • ampliare le zone di fruizione per i clienti, riuscendo a qualificare (e riqualificare) alcune aree oggi non valorizzate (pensiamo all'inizio del Corso, Pensiamo ai locali nella circonvallazione esterna, alla spiaggia Plaia - che di fatto è già un primo quartiere della musica !!!)
  • caratterizzare alcuni quartieri, potendo già definire una offerta turistica di quartiere, che consenta anche di indirizzare le prossime decisioni di rilascio licenze commerciali, edilizie e d'uso turistico
  • creare una forma di turnazione (cicli della musica)  in cui i locali possano variare l'offerta di sounding, creando delle serate a tema che, secondo logiche condivise di music rotation, possano far fruire ciclicamente le diverse aree di diverse tipologie sonore (e quindi diversi volumi di decibel).

L'idea oltre che ingenua potrebbe sembrare folle, ma è quello che succede nelle city come Barcellona, Berlino, Dublino, Londra.... (chi di voi non è stato a Denmark street in London ?!?, se non lo avete fatto ancora, ANDATECI!).

Che ne dite, si può fare ???



mercoledì 15 luglio 2015

Abdicare è una scelta... perdente per Castellammare !



La distanza di questo post dagli altri, dimostra come i primi ad aver abdicato alle nostre responsabilità di blogger siamo stati proprio noi che per pigrizie, impegni e forse anche un velato disincanto, abbiamo smesso di proporre idee. È pur vero che le poche idee proposte sono rimaste inascoltate o riscaldate da piccoli gruppi di interesse locale, ma l’unica vera cosa che ci interessa è quella di realizzarle (senza pretese di paternità o di lucro).

Eppure di argomentazioni in questo primo semestre del 2015 ce ne sono state diverse anche se ammettiamo che non ci abbiano particolarmente stimolato (o interessato).

Il porto, il depuratore, l’accesso alla Tonnara (finalmente pubblico), gli screzi tra la compagine tecnica e politica, i programmi turistici lanciati e affossati, etc. etc. Molti argomenti spesso trattati dai vari stakeholder con strumentalità e bassa valenza strategica per Castellammare; ma questo non ci discolpa dal nostro immobilismo, perché se volessimo essere costruttivi dovremmo avere la capacità di cogliere in tutto il buono che c’è (o che può derivarne).

Nell’osservare in silenzio le varie dinamiche, la prima domanda che ci facciamo è: perché tutto sembra girare verso una piena deresponsabilizzazione ? Perché ognuno sta abdicando al suo ruolo ?
Ed in forza alla necessità di poter capire cosa c’è di buono anche nell’abdicare, che adesso vogliamo condividere alcune responsabilità e la loro vacatio.

Si può abdicare alla responsabilità civile che è quella dei cittadini castellammaresi. Ogni castellammarese sembra aver abdicato (o tende a farlo) alla sua responsabilità di valorizzare risorse e peculiarità del territorio. Un atteggiamento prevalentemente denigratorio che sfocia in un generalizzato (e generico) giudizio negativo e sempre pronto a trovare la responsabilità (ed il colpevole). Potremmo elencare la cronologia di foto “tragiche” pubblicate sui social riguardo a strade disastrate, sversamenti di liquami poco estetici (e salubri), abbeveratoi restaurati secondo logiche futuristiche, etc. etc. Ovviamente non si vuole chiedere il silenzio alla critica, ma si ritiene che la sola “critica” diventa chiara volontà di abdicare da quel ruolo di partecipanti attivi della vita pubblica, assumendo sempre uno spirito costruttivo e la volontà di mettersi i gioco.

Si può abdicare alla responsabilità pubblica sia attraverso l’incapacità della classe politica di esprimere un indirizzo serio, strutturato e soprattutto efficace di governo locale, sia da parte della compagine di tecno-struttura amministrativa che per sconosciuti motivi ha concorso nel rendere vani diversi sforzi. Proviamo a capirci !

Parliamo della compagine politica: maggioranze, opposizioni, strutture consiliari, ruoli apicali della gestione consiliare, ruoli assessoriali, Sindaco. Ognuno ha abdicato per l’intero (vedi le maggioranze e alcuni ruoli apicali) alla tutale dell’interesse pubblico. Manca una visione politica di rilievo ed invece è al contempo chiara la grande confusione che si traduce in comportamenti opportunistici dei singoli.  Consigli comunali con performance quasi da maestranze circensi (sia se aperti o chiusi al pubblico), Politici vecchi e giovani che si aggirano tra le mura di Palazzo Crociferi, senza avere una linea concreta. Ognuno assume la deriva del “fa per se”, come se fosse un brand di mercato da rivendere per essere “accattato” alle prossime elezioni, tanto si sà che le cose non cambiano (e questo significa abdicare al proprio diritto civile di un voto trasparente e responsabile).

Chiediamo a chi ha abdicato al ruolo di maggioranza, quali sono gli outcomes sino adesso? Quale è il track record del programma politico presentato in campagna elettorale ? Come riusciamo a valutare le cose fatte (piccole o grandi che siano) ? Come possiamo orientare la collettività nell’essere parte della cosa pubblica ? Come si può essere responsabili di misure oggettive di risultati per la collettività e, se del caso, come si va a casa se i risultati non arrivano (per inattività piuttosto che per under performance) ?
Chiediamo a chi sta pensando di abdicare al ruolo di opposizione, soprattutto ai movimenti di giovani, quali sono i prossimi passi ? Cosa vogliamo fare per non abdicare al ruolo di “nuova politica” responsabile ? Come si può aumentare il livello di engagement della popolazione attiva, rendendo l’associazionismo il vero scudo dell’interesse collettivo ? Come si aumenta quella trasparenza tanto presente nei programmi elettorali ? Come si gioca il ruolo di opposizione nel mondo dei social che non può ridursi a una lamentatio su facebook ?

Chiediamo ai ruoli apicali ma soprattutto al Sindaco, di non abdicare al ruolo di coach pubblico. Troppe cose ci sono da fare e troppo poco tempo a disposizione (se consideriamo quello già sprecato sino adesso per conclamati errori nella scelta della squadra). Ma abdicare adesso sarebbe solo un resa verso chi, con intenzione, ha sempre remato contro (dentro e fuori il consiglio, dento e fuori le associazioni di categoria, dentro e fuori Castellammare). Ma se non vogliamo abdicare al ruolo di manager pubblico dobbiamo accettare una regola aurea del management privato “up or out”… crescere, migliorare o lasciare ! Abdichiamo agli equilibrismi, allontaniamo piuttosto atteggiamenti di conciliazione tattica che non arrivano all’indomani, restituiamo al mittente i compromessi di vecchia politica. Abbiamo apprezzato le parole del Sindaco Coppola nella sua relazione annuale in cui evidenziava la necessità di un rinnovamento della politica con modelli non più ortodossi. Non mi pare che tali dichiarazioni si siano tradotte in azioni a meno di un rinnovato convincimento del primo cittadino. Suggeriamo di abdicare all’ascolto di sirene contrarie e ormai panciute, lasciamo il vecchio perché abbiamo molto di nuovo da fare con molte novità realizzabili e risorse professionali fresche, giovani !

Chiediamo ai tecnici di non abdicare dal loro ruolo di amministrazione trasparente ed efficiente. Pensare che non si trovi una soluzione alla realizzazione del Porto, del depuratore, etc. e pensare che parte del problema sembrerebbero essere le procedure malfatte, l’insipienza, la strumentalizzazione, può rischiare di essere interpretato come interesse personale, ma nei fatti resta solo una offesa all’onorabilità di ciascuna famiglia che vive a Castellammare. Non fare opere pubbliche significa impoverire un paese, non è solo quello di perdere risorse pubbliche oppure non avere dei trofei elettorali… impoverisce e basta !

Infine si può abdicare alla responsabilità del benessere privato che ciascun imprenditore in coscienza dovrebbe promuovere anche per aumentare il benessere comune attraverso il volano della competitività del territorio, di nuovi posti di lavoro, di una gestione più legale del personale dipendente. L’assenza di una diffusa cultura imprenditorile da sviluppare sul territorio, la miopia di alcuni imprenditori che assoldano giovani del territorio pagandoli pochi spiccioli e facendoli lavorare il doppio delle ore previste dai CCNL e soprattutto la difficoltà del credito per fare impresa, non possono scoraggiare i volenterosi. Abdicare al ruolo di mecenati della cultura locale non investendo un euro nel miglioramento delle infrastrutture e delle bellezze paesaggistiche del territorio, sperare che siano sempre gli altri “a fare” piuttosto che scendere in campo per il miglioramento del proprio contesto economico, di fatto sottrae risorse utili che solo con nuovi modelli PPP (Public, Private, Partnership) si possono ottenere. Una società di servizi pubblico-privata per la gestione della progettazione, ingegneria ed esecuzione delle opere pubbliche, una società in house del comune a partecipazione privata per lo sviluppo del distretto delle tecnologie, dell’agro-alimentare, delle biodiversità marine, sono tutti risultati potenzialmente raggiungibili ma richiedono imprenditori illuminati. Certo che illuminato non è chi spende soldi in un territorio che non garantisce sostenibilità fiscale, che rallenta con procedure bizantine il rilascio di autorizzazioni a far impresa; ma altresì stolto è chi pensa che fare profitto con l’ennesimo bar o ristorante sia l’unica alternativa possibile. Portiamo i Living Labs sul territorio ossia delle nuove forme di co-progettazione d’impresa. “Living Labs” è un nuovo approccio alle attività di ricerca e innovazione dove l’utente e le imprese partecipano attivamente al processo di sviluppo e sperimentazione di nuove soluzioni, destinate al miglioramento socio-economico di uno specifico territorio. Attraverso lo scambio di idee e di conoscenze e l’aggregazione fra professionisti, imprese, centri d’innovazione e gruppi organizzati di cittadini, si definiscono le specifiche di nuovi prodotti e servizi, si realizzano e valutano i primi prototipi e si sperimentano soluzioni tecnologiche innovative. Sono oltre 300 i Living Lab in tutta Europa, stimolano l'innovazione, sono occasione di sviluppo economico, sociale e culturale e trasferiscono la ricerca dai «pensatoi» verso la vita reale, dove gli utilizzatori (es. cittadini) diventano “co-sviluppatori”. Visitate il sito http://www.openlivinglabs.eu/

Scusate la digressione sui living labs, ma vedete come è semplice, in comunità d’intenti, poter suggerire idee di sviluppo e modelli innovativi per la creazione d’impresa. Non si può abdicare al ruolo di promotori di sviluppo del territorio, perché farlo sarebbe già ammettere mezza sconfitta sociale. Quindi le associazioni di categoria che già fanno molto, devono (e possono) cambiare pelle e devono poter guidare da protagonisti questo sviluppo facendo da cassa di risonanza delle risorse economiche degli iscritti per investimenti che abbiano (con chiari business plan) dei ritorni diretti sul territorio ed indiretti sulle imprese degli associati. Vanno bene i concorsi di pittura ma serve formazione imprenditorile che faccia capire come la più semplice attività che è quella dell’accoglienza, può avere 12 modelli di ospitalità diversi (e quindi di relazione diversa con il cliente) a seconda della domanda di turismo, del modello di servizio proposto, dei livelli di pricing. Serve formazione specializzata oltre che diffusione della cultura, quindi questa dovrebbe essere la priorità e non l’arbitrio.

E allora, cosa fare? Non abdicare ! semplice no ?!

Riprendiamoci le nostre responsabilità, partecipiamo attivamente, ognuno per il proprio ambito d’interesse nell’ottica di un bene più grande di noi stessi. Facciamolo per i giovani che non hanno memoria di Castellammare e per i vecchi che ritengono di essere morti in un paese morto. Facciamolo per le nostre famiglie affinchè possano vivere in un territorio dignitosamente, facciamolo per noi stessi affinchè si possa invertire la routinarietà della critica con un modello più virtuoso di pratica.

Diceva un saggio “per il dono che Dio ci ha dato, possiamo scegliere di non scegliere ma non possiamo scegliere di non vivere !”.

Castellammare è un dono, scegliamo di non abdicare !

sabato 3 gennaio 2015

1 anno di opportunità e di idee..... alcune intelligenti, alcune meno... alcune meno ancora



Cari lettori,
è doveroso augurare (e augurarci) un BUON COMPLEANNO per il 1° anno d’età del nostro blog (castellammaresi.blogspot.com).

Il 1° anno di età è stato pieno di emozionanti iniziative che abbiamo avuto la fortuna e l'opportunità di commentare. Le elezioni comunali, tra gli eventi più sentiti e dibattuti.

I numeri che oggi raccogliamo, ci confortano nel ripetere anche per il 2015 una esperienza redazionale che vede questo blog una vera e propria officina di idee (indipendente e tecnica). 

Caratteristiche che ci hanno consentito di avere poco più di 90.000 visualizzazioni di pagine nel 2014 da tutto il mondo (USA, Russia, Belgio, etc) per una media che supera le 250 visualizzazioni al giorno. Numeri che possono sembrare modesti ma che al contempo dimostrano l’interesse della rete per i temi inerenti CMare. Al fine di migliorare ulteriormente la fruibilità del nostro blog, abbiamo lanciato il nuovo style che speriamo i lettori trovino più accogliente e stimolante intellettualmente.

Abbiamo avuto diversi compagni di viaggio durante quest’anno. Tra questi:

La redazione, composta da professionisti indipendenti liberi di esprimere se stessi e le loro idee senza protagonismi o individualismi, ha affrontato temi diversi di rilievo nazionale e locale.

I nostri lettori che non sono sicuramente un esempio di esuberanza. Sicuramente i temi trattati potevano essere meglio argomentati ma è altresì vero che la partecipazione dei nostri lettori è stata poco attiva. Forse la necessità di registrarsi per poter lasciare un commento, è una scelta di responsabilità troppo audace ma che riduce l’atteggiamento diffuso della critica sterile e fine a se stessa. Manterremo questa impostazione, accogliendo suggerimenti e commenti responsabili e soprattutto propositivi !

I movimenti di idee (forme di associazionismo diverse dal solito ma tali da essere talvolta insolite) che si sono formati col tempo e che ci hanno visto discutere con sinergia il rilancio di idee per lo sviluppo di CMare. Una sinergia che non si è interrotta ma che andrebbe ricomposta dopo aver capito quali obiettivi comuni e con quali energie raggiungerli.

I detrattori di idee che servono sempre, sia a destare l’interesse di chi non conosce il blog nel leggere gli articoli e commentarli, sia la redazione per comprendere se e quanto un argomento è futile o scottante.

L’Amministrazione locale che, nelle diverse figure istituzionali (Sindaco, assessori, etc.), ha fatto permeare con alcuni nostri input la roadmap di miglioramento tracciata per lo sviluppo del nostro Paese.

A tutti i nostri compagni di viaggio diciamo GRAZIE !!

Un grazie per continuare ad alimentare la nostra voglia di proporre e restare critici nel contenuto e nella sostenibilità delle nostre idee.

Continuate a seguirci su:
www.castellammaresi.blogspot.it
@castellammareSI

venerdì 16 maggio 2014

Il furto di identità, anche sul web, e' reato


Cari lettori,
Con rammarico torniamo a scrivere su questo blog a causa di un increscioso gesto che vede la pubblicazione di commenti su Facebook da parte di soggetti non titolari del blog castellammaresi.blogspot.com

Il blog, come da sua mission, si pone in maniera propositiva di esporre analisi ed idee che contribuiscano (si spera) allo sviluppo del territorio castellammarese. 

Volutamente privo di bandiera politica e di interessi personali in loco, il blog, nato dall'idea di un singolo oggi vede 5 e-Writer autorizzati che non ambiscono al palcoscenico e quindi preferiscono mantenere l'anonimato. 

Un anonimato in cui però non si può e non si deve nascondere (o tanto meno usare strumentalmente) coloro che, in maniera mendace, hanno voglia di insinuare il dubbio, la calunnia, l'inimicizia. 

Nel caso di specie mi riferisco ai commenti apparsi sul profilo Facebook del sig. Giovanni Navarra circa il No Pontili. Una vicenda importante per il nostro Paese che vede già diversi stakeholders coinvolti nel bene e nel male. 
Non abbiamo voglia di comprendere il perché sia stato utilizzato il nostro anonimato ma sicuramente abbiamo voglia di comprendere, insieme alla Polizia postale, "chi" e "da dove" hanno postato il commento. Commento rimosso con venia !

Questo non perché lo stato di polizia ci veda fautori di una gogna mediatica ma perché, ove possibile, vorremo dare l'opportunità a coloro che si sono sostituiti a noi, di esprimersi liberamente ed in trasparenza. Oltre a riappropriarsi di ciò che è nostro, mio ! 

La storia del nostro blog, tracciata dagli stessi social, dimostra l'uso pulito e soprattutto positivo e propositivo che deve mantenere la nostra piattaforma di comunicazione.

Ci sembrava doveroso un chiarimento volto a sanare incomprensioni ma soprattutto a rendere palese che il furto d'identità, anche sul web, e' reato !

Con questo, personalmente, ho riscoperto la voglia di continuare ad alimentare questo blog che per molto tempo e' stato lasciato a margine dai nostri blogger. 

Siamo stati distratti, e di questo ci perdonerete, ma adesso ci siamo e soprattutto siamo noi.

Il fondatore del blog

AN

mercoledì 11 dicembre 2013

Il turismo a Castellammare del Golfo: questione di numeri



A volte i numeri possono dirci quanto siamo grassi (il peso di una bilancia), quanto siamo capaci (il voto di una laurea), quanto siamo distratti (le telefonate perse della fidanzata), quanto siamo indietro (il punteggio di una graduatoria).

Ma talvolta, gli stessi numeri ci possono dare una lettura diversa di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti. Qualche giorno fa, durante un pranzo di lavoro, si parlava di come il turismo possa essere meglio sfruttato a Castellammare (i commenti del tipo “ma che pranzi di lavoro fate ?!” non sono graditi).

Teorie su teorie, principi su principi e criteri che guardano la stratosfera. Ma una domanda nasce spontanea: ma quali sono i numeri del “turismo castellammarese ?”

Il turismo è un pilastro dell’economia siciliana, con un trend in crescita (+2,8%) nonostante la crisi. Le località turistiche della Provincia di TP accolgono il 14% dei turisti in Sicilia.

Basti pensare che la provincia di TP è al 4° posto per flussi turistici dopo le Province di Palermo, Messina e Catania.



Ma quale è il tipo di turismo che affolla la Provincia di TP ? Beh, non sarete contenti nel sapere che circa il 70% sono italiani (arrivi di turisti registrati in Provincia di TP nel 2012)  e che tale % porta la nostra Provincia al penultimo posto della graduatoria che considera più virtuose quelle Province in cui il mix turisti italiani vs stranieri è 50%-50%.
Ma perché il mix 50%-50% determina una graduatoria più virtuosa e quindi perché la Provincia di TP è solo all’8° posto di 9 Province?

Perché dalle rilevazioni della Regione Siciliana Dipartimento Turismo, Sport e Spettacolo – Osservatorio Turistico, emerge che la spesa turistica pro-capite (al giorno) per un turista straniero è di circa 250€ a fronte di un italiano che spende meno della metà (al giorno).


Quindi, avere afflussi di “stranieri” sembra essere più proficuo, per un paese/imprenditore turistico, di ospitare degli italiani.

Questo assume ancora più valore se pensiamo che la spesa di turisti stranieri negli ultimi anni è aumentata di un piccolo +3% a fronte di una spesa di italiani che è scesa almeno del -17%.
Quindi, caro turista, sei bello se parli il francese, il tedesco o l’olandese….. ci piaci meno se hai uno slang lombardo (tel qui el telun) o laziale (famo, dimo, semo, etc..).

Ma Castellammare, come si posiziona nella graduatoria delle realtà più visitate/attrattive della Provincia di TP?

Bene, di quel 14% di arrivi nella Provincia di TP, Castellammare accoglie circa il 6%(del valore assoluto degli arrivi di turisti nel 2012), posizionandoci al 6° posto tra i 9 Paesi turistici della Provincia (così come definiti nel report dell’Osservatorio Turistico della Regione Sicilia).

Il dato, se paragonato a quello del totale Sicilia è circa 0,8% che può sembrare poco ma è un ottimo risultato (ovviamente migliorabile).


Realtà come San Vito lo Capo e Favignana fanno da veri driver nel settore turistico, raggiungendo un ratio pro-capite tra turisti:residenti che vanno da 25:1 di San Vito a 10:1 di Favignana.

E Castellammare? Migliora la sua classifica, posizionandosi al 4° posto con un rapporto 3 turisti : 1 residente.

Ciò cosa significa ? Che il turismo c’è e che Castellammare è un player valido come località turistica. Basti pensare che nonostante la crisi, Castellammare ha visto aumentare +6% i flussi di turisti negli ultimi tre anni. Il dato conteggia coloro che si registrano nelle strutture ricettive quindi, se stimassimo un sommerso di circa il 30% (e siamo conservativi), allora potremmo pensare che nei fatti la crescita di CMare è di circa +8% all’anno.

Ma cosa ci dicono i numeri? Beh, facciamo qualche considerazione:
       a) i turisti arrivano, corretto !! Ma una volta sul posto, cosa fanno? Poco o niente, visto che la permanenza media a CMare è inferiore ai 3 gg a fronte di realtà come Favignana e San Vito in cui la media di permanenza in loco è superiore a 4,5 gg/turista
     



      b) i turisti che arrivano e non sono attratti da offerte turistiche strutturate o che comunque vengono lasciati all’auto-determinismo della spesa, cosa lasciano come ricchezza sul territorio castellammarese? Beh, visti i numeri, ben poco. Si stima che gli afflussi di turisti stranieri (e prendiamo loro come esempio perché i più “spendaccioni”), che ricordiamo essere meno del 30% del totale turisti che arrivano nella Provincia di TP, lasciano a CMare in un anno circa 3,5-4 Mln.€ di ricchezza all’anno (con il sommerso arriviamo anche a più di 5 Mln.€). È ragionevole pensare che su San Vito che è nella stessa Provincia e per cui valgono le stesse regole di media turisti italiani vs stranieri, la capacità di attrarre spesa sul territorio è maggiore. Ciò in considerazione del fatto che si stimano più di 10 Mln.€/anno come spesa turistica da parte di stranieri, presso gli esercizi turistici di San Vito.


      cI turisti che arrivano, dove alloggiano ? L’offerta di ricettività è sbilanciata rispetto alla configurazione media della Provincia (eppure la costa e la tipologia di turisti sembra la stessa). Mentre a CMare la maggioranza di posti letto risiede nei campeggi (+ del 50% dei posti letto registrati), la Provincia di TP mostra circa il 30% di posti letto presso alberghi a 3 stelle, il 25% di posti presso alberghi a 4 stelle e la restante parte tra campeggi e B&B. Abbiamo gli stessi turisti ma li ospitiamo diversamente (e quindi ci guadagniamo diversamente, se pensiamo che nella lista della spesa del turista medio, circa il 40-50% del costo di 1 giorno di turismo è iscrivibile all’alloggio).

      dI turisti che arrivano, quanto pagano? E qui si aprono le solite leggende metropolitane. Prezzi aumentati al supermarket, cartellini con valute diverse al bar a seconda che si abbia l’accento siciliano o meno (e la cosa mi ha toccato personalmente) e così via. Ma lasciandoci le chiacchiere alle spalle e osservando i numeri, sembra interessante una analisi fatta nel 2013 dal network Tecnocasa che ha comparato i prezzi degli immobili affitto uso mare in tutta Italia. Vi farà piacere sapere (almeno per prestigio di accoppiamento di nomi), che il costo medio mensile di un appartamento (signorile) a Scopello è paragonabile a quello che potremmo pagare ad Amalfi, Cesenatico e Rapallo (più di 4.500€/mese).
Come del resto il costo giornaliero di appartamenti signorili (uso mare) presso il porto/marina di CMare costano alla pari di Villa Simius, Pula e Gallipoli (più di 1.800€/mese). Beh, ok far pagare… ma allora vale la pena anche offrire servizi !!!


In sintesi (e vi ringrazio per aver resistito nella lettura): 
  • Turismo è ancora un asset della Sicilia e del nostro Paese 
  • CMare attrae turisti e mantiene tale attrazione anche durante il periodo di crisi 
  • Andrebbero valutate azioni a favore del cambiamento del mix di turisti (più stranieri che italiani) se vogliamo accedere a capacità di spesa maggiori (o comunque gestire meglio l’offerta differenziandola per paese di provenienza) 
  • Le giornate dei turisti vanno riempite, per farli sentire meno soli, per farli rimanere di più sul territorio, per farli spendere con maggior riconoscimento di valore per le ricchezze del territorio 
  • Andrebbe differenziata l’offerta turistica in termini di servizi e di ricettività, comprendendo a fondo le differenze di fabbisogni dei turisti per provenienza, età, nucleo familiare, etc.
  • Potrebbe essere un plus privilegiare anche partnership con quei paesi della Provincia di TP che vedono un calo di turisti ma che possono fare economie di scopo, privilegiando sinergie della “filiera turistica”.

Se i numeri hanno un peso, allora va fatta qualcosa subito, prevedendo una collaborazione pubblico-privato che diventi virtuosa per il Paese.

Del resto, se i numeri sono numeri, 100 teste sono più di 1 nel pensare…..ma già 1 sola idea, se buona, può bastare.

Vado a ripassare le divisioni a due cifre..... domani c’è compito di matematica !!!

mercoledì 23 ottobre 2013

EUREKA LAB: questi "ragazzotti" Cambiano le Menti..... Bravi !!!



Leggendo questa news sul sito dell'associazione CambiaMenti, viene da pensare che questi "4 ragazzotti" (faccio solo una citazione di un noto esponende dell'attuale Consiglio Comunale durante la campagna elettorale) vogliano seriamente Cambiare le Menti.

Ed ecco una iniziativa che, insieme ad altre, cominciano a riempire le agende dei Castellammaresi. Del resto, se dobbiamo Cambiare qualcosa, possiamo farlo sicuramente partendo dal Cambiare cultura e soprattutto cultura d'impresa così da valorizzare il nostro contributo al servizio del tessuto economico locale.

Nasce quindi EurekaLAB, che rappresenta un percorso a tappe in cui si toccano, insieme a professionisti del settore ed esponenti dell'imprenditoria locale, le diverse anime del fare impresa. 

Dall'innovazione d'impresa (su cui personalmente ci aspettiamo uno sforzo maggiore degli organizzatori nel poter inquadrare meglio i temi di digital impact nei workshop che si realizzeranno), alla normativa, ai fondi per fare impresa, alla legalità (tema molto caro e poco acclarato) alla ricerca d'impresa nell'arte, nella eno-gastronomia, etc.

E poi, la felice scoperta che la conoscenza è GRATIS. 6 Workshop gratuiti su cui l'intenzione è investire nella mente di chi, nel prossimo domani, potrà investire nel fare impresa sul territorio.

Non nascondiamo la nostra attenzione sul tema, considerato anche l'impegno che alcuni di noi hanno posto nell'indirizzare questa iniziativa, la quale, si precisa, è semplice merito (e onere) dell'Associazione CambiaMenti.

Quindi, vogliamo condividere alcuni semplici numeri:
  • 1 conferenza stampa di lancio dell'iniziativa (28 ottobre ore 17.00 presso Castello Arabo Normanno - Cala Marina)
  • 6 workshop (16/11, 14/12, Gen-'14, Feb-'14, Mar-'14, Apr-'14)
  • 15 ospiti ed illustri esponenti del mondo d'impresa, della politica locale, etc.
  • 12 enti sponsor (nessun patrocinio del comune di Castellammare del Golfo)
  • 1 grande cuore per Castellammare del Golfo e per i suoi cittadini

Speriamo di trovare queste news anche sul sito istituzionale del comune di Castellammare del Golfo, perchè del resto se non si fa vetrina di queste iniziative di pregio... .si può sempre far vetrina dell'Albo pretorio.

Noi abbiamo fatto vetrina ragazzi, voi fate cultura.

Bravi !!!



domenica 6 ottobre 2013

Idea store.... Pensate a Castellammare cosa si potrebbe fare.... Sindaco, ci lavoriamo insieme ?!

Lettura, formazione, inclusione: il caso degli Idea Store di Tower Hamlets.

di Giannandrea Eroli

Gli Idea  Store sono una rete  di centri polivalenti “con servizi bibliotecari, corsi di formazione e per il tempo libero per adulti e famiglie, servizio informazioni, caffetterie e gallerie d’arte”. Il concetto che li ispira è quindi quello di intercettare gli interessi di più persone attraverso una rosa di servizi integrata offerta in contenitori unici: chi ad esempio entra  per prendere in prestito un libro, ha la possibilità di conoscere altri servizi, come quelli formativi, finendo spesso per diventarne fruitore. Allo stesso modo chi entra per un corso può ritrovarsi a chiedere in prestito un libo o a partecipare ad un altro evento culturale.
Istituiti dal Comune di Tower  Hamlets, uno dei trentadue boroughs di Londra, nell’ East End, gli Idea Stores sono al momento cinque, ma ne sono previsti in tutto sette.

Il municipio comprende la maggior parte dei Docks e conta poco meno di 240.000 abitanti: oltre il 54% della popolazione non è di origine anglosassone e la minoranza etnica più numerosa è quella bangladeshi , il 33% circa, seguono poi pakistani, altri asiatici, somali, caraibici. Sebbene nel territorio vi siano gli Head Quarters di Barclay’s e HSBC, c’è parecchia povertà, un tasso  di disoccupazione del 13%, molto alto per gli standard inglesi, e parecchio drop –out scolastico.
Oggi circa il 56% della popolazione della municipalità frequenta i  cinque Idea Store esistenti, per un totale di circa due milioni di visite all’anno, ma ancor più significativamente i frequentatori  rispecchiano appieno la composizione sociale ed etnica di Tower Hamlets: un dato che conferma un radicamento profondo inimmaginabile appena dodici anni prima.

Contesto storico: la “nuova” cultura inglese alle porte del XXI secolo.

Idea Store di Tower Hamlets

Nel 1998 le tredici biblioteche che risiedevano  nel territorio comunale di Tower Hamlets, erano tra le meno frequentate d’Inghilterra:  solo il 18% dei residenti vi si recava, a fronte di una media nazionale del 50%. Orari spesso ristretti, locali inadeguati e difficilmente raggiungibili, pochi servizi non incoraggiavano la frequenza: un declino che sembrava preludere al forte ridimensionamento, se non alla chiusura totale del servizio.
Sempre nel ’98 il manager Gerry Robinson venne nominato Presidente dell’Arts Council England. Dopo due anni di mandato, il 27 giugno del 2000, tenne una relazione storica, “The Creativity Imperative. Investing in Arts in 21st Century”: “All’Arts Council” diceva Robinson in un passo del suo intervento “ spetta il compito di sostenere quelle forme di arte che generano significato. Se esiste questo significato, allora non ci sono dubbi sulla capacità e l’importanza delle arti come strumento di riqualificazione, come ausilio per rispondere a particolari esigenze didattiche, per promuovere il dialogo razziale e la tolleranza, per favorire la socializzazione e lo sviluppo economico”.  Un significato che per Robinson spesso nasceva dalle sinergie tra arti ed istruzione e che assumeva il ruolo di strumento di crescita individuale per  bambini in età scolare ed adulti, nonché come leva occupazionale attraverso lo sviluppo delle industrie creative.

1998-2002: Nascono gli Idea Store
I bibliotecari di Tower Hamlets si mossero sulla stessa lunghezza d’onda dell’Arts Council: se volevano sopravvivere, anche loro dovevano generare “significato”. Nel loro caso quindi dovevano capire i motivi per cui gran parte degli abitanti di Tower Hamlets non si recava nelle biblioteche e a quali condizioni avrebbero invece cominciato a frequentarle. Commissionarono così ad una società demoscopica una ricerca di mercato su tutta la popolazione residente:  le persone chiedevano più libri, orari più estesi, più servizi, meno regolamenti. Soprattutto suggerivano che le biblioteche fossero poste vicino agli ospedali, alle scuole, ai centri commerciali agli uffici postali, insomma nelle vicinanze di tutti quei luoghi dove loro vivevano la propria quotidianità. Segnalavano anche il bisogno di  più formazione quale azione fondamentale di contrasto alla disoccupazione, al drop-out scolastico, alla discriminazione e ai fenomeni di devianza, in particolare quella giovanile. Le indicazioni raccolte suggerivano che il “significato” che le biblioteche potevano generare passava attraverso la messa in opera di una sinergia stretta tra  lettura e formazione in grado di fornire aiuti concreti agli individui e  forme di socializzazione ed inclusione alternative a quelle offerte dai luoghi di matrice commerciale.  Un’alternativa da costruirsi fuori dalle logiche esclusive dei linguaggi specialistici, ma giovandosi proprio dell’universalità dei linguaggi commerciali.

Spazi interni dell’Idea Store (particolare)

Si scelse pertanto di fare di Idea Store un marchio registrato e di utilizzare tecniche di marketing per comunicare i nuovi centri e le attività formative, le iniziative culturali ed i servizi offerti.  Persino i linguaggi architettonici, abitativi ed espositivi vennero realizzati prendendo spunto dalle grandi librerie commerciali o dai Media Store:  a fronte della composizione multietnica e multiculturale della popolazione residente occorreva connotare gli spazi destinati all’accoglienza in modo neutrale e perciò inclusivo, dove tutti potessero mettersi a proprio agio a prescindere dalle proprie origini e dal proprio bagaglio culturale.

Condivisione dei comportamenti e coesione sociale. 
Neutralità e comfort degli spazi allora come oggi non agevolano solo la “vendita” dell’offerta di Idea Store, ma aumentano il capitale sociale di Tower Hamlets attraverso due ulteriori valori aggiunti: la condivisione dei comportamenti e la coesione sociale. Presso gli Idea Store si è preferito dare credito ai cittadini e puntare sui comportamenti condivisi: così azioni generalmente osteggiate nelle biblioteche pubbliche quali bere o mangiare nelle sale mentre si consulta un libro, rispondere al cellulare (in modalità vibrazione), parlare, sono consentite grazie all’autoregolamentazione: gli individui che frequentano i centri, a prescindere dalla loro estrazione culturale, sociale od etnica, in genere non assumono comportamenti tali da recare disturbo alle altre persone o danno ai beni comuni. Spazi così concepiti, così aperti e al centro delle zone più frequentate, unitamente all’offerta, diventano dei focolari intorno ai quali sedersi o delle “piazze” dove recarsi: una politica di coesione sociale fatta di luoghi tanto più preziosi quanto più frequentati da persone di origini diverse. Persino i criteri di assunzione dei dipendenti contribuiscono a perseguire questo fine: la ricerca del personale avviene attraverso i media locali, in modo che i centri possano rispecchiare anche sotto questo profilo la composizione etnica di Tower Hamlets. Le assunzioni vengono effettuate attraverso un processo di selezione articolato su quattro incontri e una prova pratica finale, da svolgersi in affiancamento al personale regolare.
Gli Idea Store Coordinators, così vengono definiti i dipendenti, debbono possedere una buona cultura generale, l’amore per la lettura e spiccate doti comunicative. Il loro profilo professionale pertanto non coincide con quello del bibliotecario classico: dato che alcuni processi biblioteconomici, come ad esempio la catalogazione vengono svolti direttamente dai fornitori, prevalgono le capacità relazionali.

La formazione di Idea Store.
La misura della qualità e dell’efficacia sociale di Idea Store emerge inequivocabilmente attraverso l’attività formativa: i mille corsi offerti hanno circa settemila studenti e danno lavoro a duecento docenti, in larga parte precari: molti di questi corsi sono rivolti a persone senza lavoro o senza diplomi scolastici, a volte semi – analfabeti, quasi sempre fuori dal mercato del lavoro. La partecipazione, per loro gratuita, ha il fine di dare loro la possibilità di trovarsi o crearsi un’occupazione. Per tale motivo ogni anno si valutano quali siano i corsi con più possibilità di raggiungere l’obiettivo, cosa che  ha permesso agli Idea Store di essere già predisposti a gestire le drammatiche conseguenze occupazionali della crisi iniziata nel 2008.

Spazi interni dell’Idea Store (particolare).

Idea Store e territorio: il caso di Canary Wharf.
L’impatto territoriale è altrettanto significativo: l’Idea Store di Canary Wharf è stato edificato in una zona con diversi problemi di ordine pubblico: prima i negozi chiudevano alle sei di sera, c’era parecchio vandalismo e le strade non erano sicure. Ora, dopo l’apertura del centro, il quartiere è tornato ad essere vivibile: l’orario dei negozi spesso è costruito in relazione a quello  dell’Idea Store, e molti ragazzi, prima abbandonati a se stessi, ne frequentano gli spazi e i corsi.  Un risultato che l’apertura di un ufficio di polizia nella zona non avrebbe conseguito.

 

I numeri di Idea Store .
Il programma Idea Store è costato trenta milioni di Sterline, venti dei quali erogati dal Department of Culture, Media and Sports: i restanti dieci milioni sono di provenienza comunale e sono stati ricavati dalla vendita degli immobili che ospitavano le vecchie biblioteche.  Il budget annuale conferito ai cinque centri è di circa dieci milioni di Sterline, sei dei quali destinati ai centri e ai servizi legati alla biblioteca, quattro destinati invece alla formazione. I visitatori sono oltre due milioni l’anno, gli studenti più di settemila: un visitatore “costa” oggi meno di tre sterline a fronte delle oltre otto che costava nel 1998 in una situazione estremamente deficitaria, uno studente poco meno di cinquecento settantadue sterline.

Conclusione.
La storia di Idea Store è quella di un indiscutibile successo che dura da più di dieci anni e che continua a costruirsi giorno per giorno, adattandosi costantemente alla realtà umana e sociale di Tower Hamlets. Come tutti i casi di grande successo però,  anche Idea Store rischia di essere ridotto, specie in Italia, dal dibattito tra sostenitori e detrattori ad un semplice esempio paradigmatico sganciato dal contesto originario, ad un mero argomento a sostegno di opinioni o posizioni che poco riscontro hanno nei fatti. L’utilità di un modello come quello delle biblioteche di Tower Hamlets non sta tanto nella riproposizione pedissequa di una struttura organizzativa nata in un’altra realtà, quanto nell’applicabilità ad altri contesti dei processi che ne hanno determinato i fini e la forma. Quanto processi analoghi possano produrre risultati di rilievo  assoluto solo se concretamente applicati al proprio territorio di riferimento verrà analizzato nel prossimo intervento, in cui si racconterà l’esperienza della biblioteca” La Fornace” di Moie di Maiolati Spontini, un paese dell’entroterra marchigiano di circa seimila abitanti.

 

Per approfondire

Idea Store, metti una biblioteca in un centro commerciale di Sergio Dogliani, Il Sole 24 Ore  – lunedì 14 maggio 2012.

Counting the population of Tower Hamlets,  Tower Hamlets Council, NHS (National Health Service) Tower Hamlets, Tower Hamlets, 2009. http://www.culture.gov.uk/reference_library/research_and_statistics/5607.aspx

The Creativity Imperative. Investing in Arts in 21st Century”, Gerry Robinson Chairman of Arts Council England, New Statesman Arts Lecture 2000, Banqueting House, Whitehall – 27/06/2000. Robinson venne messo a capo dell’Arts Council England dal primo governo del New Labour Party di Tony Blair con l’obiettivo di razionalizzare ed ottimizzare il sostegno alle arti dopo la lunga era conservatrice Tatcher – Major. I governi conservatori avevano imposto alla cultura inglese pesanti tagli verticali: senza un impostazione che non fosse semplicemente di tipo finanziario il sistema cultura ne era uscito fortemente destabilizzato. L’equipe di Robinson migliorò i processi e premiò le iniziative culturali che  generassero significato, ovvero un effetto positivo sulla collettività. Il governo non ottenne un contenimento ulteriore della spesa come inizialmente sperava: anzi, a fronte dei risultati raccolti e delle indagini condotte dal MORI (Marketing & Opinion Research International) dovette impegnarsi ancora di più.