mercoledì 11 dicembre 2013

Il turismo a Castellammare del Golfo: questione di numeri



A volte i numeri possono dirci quanto siamo grassi (il peso di una bilancia), quanto siamo capaci (il voto di una laurea), quanto siamo distratti (le telefonate perse della fidanzata), quanto siamo indietro (il punteggio di una graduatoria).

Ma talvolta, gli stessi numeri ci possono dare una lettura diversa di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti. Qualche giorno fa, durante un pranzo di lavoro, si parlava di come il turismo possa essere meglio sfruttato a Castellammare (i commenti del tipo “ma che pranzi di lavoro fate ?!” non sono graditi).

Teorie su teorie, principi su principi e criteri che guardano la stratosfera. Ma una domanda nasce spontanea: ma quali sono i numeri del “turismo castellammarese ?”

Il turismo è un pilastro dell’economia siciliana, con un trend in crescita (+2,8%) nonostante la crisi. Le località turistiche della Provincia di TP accolgono il 14% dei turisti in Sicilia.

Basti pensare che la provincia di TP è al 4° posto per flussi turistici dopo le Province di Palermo, Messina e Catania.



Ma quale è il tipo di turismo che affolla la Provincia di TP ? Beh, non sarete contenti nel sapere che circa il 70% sono italiani (arrivi di turisti registrati in Provincia di TP nel 2012)  e che tale % porta la nostra Provincia al penultimo posto della graduatoria che considera più virtuose quelle Province in cui il mix turisti italiani vs stranieri è 50%-50%.
Ma perché il mix 50%-50% determina una graduatoria più virtuosa e quindi perché la Provincia di TP è solo all’8° posto di 9 Province?

Perché dalle rilevazioni della Regione Siciliana Dipartimento Turismo, Sport e Spettacolo – Osservatorio Turistico, emerge che la spesa turistica pro-capite (al giorno) per un turista straniero è di circa 250€ a fronte di un italiano che spende meno della metà (al giorno).


Quindi, avere afflussi di “stranieri” sembra essere più proficuo, per un paese/imprenditore turistico, di ospitare degli italiani.

Questo assume ancora più valore se pensiamo che la spesa di turisti stranieri negli ultimi anni è aumentata di un piccolo +3% a fronte di una spesa di italiani che è scesa almeno del -17%.
Quindi, caro turista, sei bello se parli il francese, il tedesco o l’olandese….. ci piaci meno se hai uno slang lombardo (tel qui el telun) o laziale (famo, dimo, semo, etc..).

Ma Castellammare, come si posiziona nella graduatoria delle realtà più visitate/attrattive della Provincia di TP?

Bene, di quel 14% di arrivi nella Provincia di TP, Castellammare accoglie circa il 6%(del valore assoluto degli arrivi di turisti nel 2012), posizionandoci al 6° posto tra i 9 Paesi turistici della Provincia (così come definiti nel report dell’Osservatorio Turistico della Regione Sicilia).

Il dato, se paragonato a quello del totale Sicilia è circa 0,8% che può sembrare poco ma è un ottimo risultato (ovviamente migliorabile).


Realtà come San Vito lo Capo e Favignana fanno da veri driver nel settore turistico, raggiungendo un ratio pro-capite tra turisti:residenti che vanno da 25:1 di San Vito a 10:1 di Favignana.

E Castellammare? Migliora la sua classifica, posizionandosi al 4° posto con un rapporto 3 turisti : 1 residente.

Ciò cosa significa ? Che il turismo c’è e che Castellammare è un player valido come località turistica. Basti pensare che nonostante la crisi, Castellammare ha visto aumentare +6% i flussi di turisti negli ultimi tre anni. Il dato conteggia coloro che si registrano nelle strutture ricettive quindi, se stimassimo un sommerso di circa il 30% (e siamo conservativi), allora potremmo pensare che nei fatti la crescita di CMare è di circa +8% all’anno.

Ma cosa ci dicono i numeri? Beh, facciamo qualche considerazione:
       a) i turisti arrivano, corretto !! Ma una volta sul posto, cosa fanno? Poco o niente, visto che la permanenza media a CMare è inferiore ai 3 gg a fronte di realtà come Favignana e San Vito in cui la media di permanenza in loco è superiore a 4,5 gg/turista
     



      b) i turisti che arrivano e non sono attratti da offerte turistiche strutturate o che comunque vengono lasciati all’auto-determinismo della spesa, cosa lasciano come ricchezza sul territorio castellammarese? Beh, visti i numeri, ben poco. Si stima che gli afflussi di turisti stranieri (e prendiamo loro come esempio perché i più “spendaccioni”), che ricordiamo essere meno del 30% del totale turisti che arrivano nella Provincia di TP, lasciano a CMare in un anno circa 3,5-4 Mln.€ di ricchezza all’anno (con il sommerso arriviamo anche a più di 5 Mln.€). È ragionevole pensare che su San Vito che è nella stessa Provincia e per cui valgono le stesse regole di media turisti italiani vs stranieri, la capacità di attrarre spesa sul territorio è maggiore. Ciò in considerazione del fatto che si stimano più di 10 Mln.€/anno come spesa turistica da parte di stranieri, presso gli esercizi turistici di San Vito.


      cI turisti che arrivano, dove alloggiano ? L’offerta di ricettività è sbilanciata rispetto alla configurazione media della Provincia (eppure la costa e la tipologia di turisti sembra la stessa). Mentre a CMare la maggioranza di posti letto risiede nei campeggi (+ del 50% dei posti letto registrati), la Provincia di TP mostra circa il 30% di posti letto presso alberghi a 3 stelle, il 25% di posti presso alberghi a 4 stelle e la restante parte tra campeggi e B&B. Abbiamo gli stessi turisti ma li ospitiamo diversamente (e quindi ci guadagniamo diversamente, se pensiamo che nella lista della spesa del turista medio, circa il 40-50% del costo di 1 giorno di turismo è iscrivibile all’alloggio).

      dI turisti che arrivano, quanto pagano? E qui si aprono le solite leggende metropolitane. Prezzi aumentati al supermarket, cartellini con valute diverse al bar a seconda che si abbia l’accento siciliano o meno (e la cosa mi ha toccato personalmente) e così via. Ma lasciandoci le chiacchiere alle spalle e osservando i numeri, sembra interessante una analisi fatta nel 2013 dal network Tecnocasa che ha comparato i prezzi degli immobili affitto uso mare in tutta Italia. Vi farà piacere sapere (almeno per prestigio di accoppiamento di nomi), che il costo medio mensile di un appartamento (signorile) a Scopello è paragonabile a quello che potremmo pagare ad Amalfi, Cesenatico e Rapallo (più di 4.500€/mese).
Come del resto il costo giornaliero di appartamenti signorili (uso mare) presso il porto/marina di CMare costano alla pari di Villa Simius, Pula e Gallipoli (più di 1.800€/mese). Beh, ok far pagare… ma allora vale la pena anche offrire servizi !!!


In sintesi (e vi ringrazio per aver resistito nella lettura): 
  • Turismo è ancora un asset della Sicilia e del nostro Paese 
  • CMare attrae turisti e mantiene tale attrazione anche durante il periodo di crisi 
  • Andrebbero valutate azioni a favore del cambiamento del mix di turisti (più stranieri che italiani) se vogliamo accedere a capacità di spesa maggiori (o comunque gestire meglio l’offerta differenziandola per paese di provenienza) 
  • Le giornate dei turisti vanno riempite, per farli sentire meno soli, per farli rimanere di più sul territorio, per farli spendere con maggior riconoscimento di valore per le ricchezze del territorio 
  • Andrebbe differenziata l’offerta turistica in termini di servizi e di ricettività, comprendendo a fondo le differenze di fabbisogni dei turisti per provenienza, età, nucleo familiare, etc.
  • Potrebbe essere un plus privilegiare anche partnership con quei paesi della Provincia di TP che vedono un calo di turisti ma che possono fare economie di scopo, privilegiando sinergie della “filiera turistica”.

Se i numeri hanno un peso, allora va fatta qualcosa subito, prevedendo una collaborazione pubblico-privato che diventi virtuosa per il Paese.

Del resto, se i numeri sono numeri, 100 teste sono più di 1 nel pensare…..ma già 1 sola idea, se buona, può bastare.

Vado a ripassare le divisioni a due cifre..... domani c’è compito di matematica !!!

mercoledì 23 ottobre 2013

EUREKA LAB: questi "ragazzotti" Cambiano le Menti..... Bravi !!!



Leggendo questa news sul sito dell'associazione CambiaMenti, viene da pensare che questi "4 ragazzotti" (faccio solo una citazione di un noto esponende dell'attuale Consiglio Comunale durante la campagna elettorale) vogliano seriamente Cambiare le Menti.

Ed ecco una iniziativa che, insieme ad altre, cominciano a riempire le agende dei Castellammaresi. Del resto, se dobbiamo Cambiare qualcosa, possiamo farlo sicuramente partendo dal Cambiare cultura e soprattutto cultura d'impresa così da valorizzare il nostro contributo al servizio del tessuto economico locale.

Nasce quindi EurekaLAB, che rappresenta un percorso a tappe in cui si toccano, insieme a professionisti del settore ed esponenti dell'imprenditoria locale, le diverse anime del fare impresa. 

Dall'innovazione d'impresa (su cui personalmente ci aspettiamo uno sforzo maggiore degli organizzatori nel poter inquadrare meglio i temi di digital impact nei workshop che si realizzeranno), alla normativa, ai fondi per fare impresa, alla legalità (tema molto caro e poco acclarato) alla ricerca d'impresa nell'arte, nella eno-gastronomia, etc.

E poi, la felice scoperta che la conoscenza è GRATIS. 6 Workshop gratuiti su cui l'intenzione è investire nella mente di chi, nel prossimo domani, potrà investire nel fare impresa sul territorio.

Non nascondiamo la nostra attenzione sul tema, considerato anche l'impegno che alcuni di noi hanno posto nell'indirizzare questa iniziativa, la quale, si precisa, è semplice merito (e onere) dell'Associazione CambiaMenti.

Quindi, vogliamo condividere alcuni semplici numeri:
  • 1 conferenza stampa di lancio dell'iniziativa (28 ottobre ore 17.00 presso Castello Arabo Normanno - Cala Marina)
  • 6 workshop (16/11, 14/12, Gen-'14, Feb-'14, Mar-'14, Apr-'14)
  • 15 ospiti ed illustri esponenti del mondo d'impresa, della politica locale, etc.
  • 12 enti sponsor (nessun patrocinio del comune di Castellammare del Golfo)
  • 1 grande cuore per Castellammare del Golfo e per i suoi cittadini

Speriamo di trovare queste news anche sul sito istituzionale del comune di Castellammare del Golfo, perchè del resto se non si fa vetrina di queste iniziative di pregio... .si può sempre far vetrina dell'Albo pretorio.

Noi abbiamo fatto vetrina ragazzi, voi fate cultura.

Bravi !!!



domenica 6 ottobre 2013

Idea store.... Pensate a Castellammare cosa si potrebbe fare.... Sindaco, ci lavoriamo insieme ?!

Lettura, formazione, inclusione: il caso degli Idea Store di Tower Hamlets.

di Giannandrea Eroli

Gli Idea  Store sono una rete  di centri polivalenti “con servizi bibliotecari, corsi di formazione e per il tempo libero per adulti e famiglie, servizio informazioni, caffetterie e gallerie d’arte”. Il concetto che li ispira è quindi quello di intercettare gli interessi di più persone attraverso una rosa di servizi integrata offerta in contenitori unici: chi ad esempio entra  per prendere in prestito un libro, ha la possibilità di conoscere altri servizi, come quelli formativi, finendo spesso per diventarne fruitore. Allo stesso modo chi entra per un corso può ritrovarsi a chiedere in prestito un libo o a partecipare ad un altro evento culturale.
Istituiti dal Comune di Tower  Hamlets, uno dei trentadue boroughs di Londra, nell’ East End, gli Idea Stores sono al momento cinque, ma ne sono previsti in tutto sette.

Il municipio comprende la maggior parte dei Docks e conta poco meno di 240.000 abitanti: oltre il 54% della popolazione non è di origine anglosassone e la minoranza etnica più numerosa è quella bangladeshi , il 33% circa, seguono poi pakistani, altri asiatici, somali, caraibici. Sebbene nel territorio vi siano gli Head Quarters di Barclay’s e HSBC, c’è parecchia povertà, un tasso  di disoccupazione del 13%, molto alto per gli standard inglesi, e parecchio drop –out scolastico.
Oggi circa il 56% della popolazione della municipalità frequenta i  cinque Idea Store esistenti, per un totale di circa due milioni di visite all’anno, ma ancor più significativamente i frequentatori  rispecchiano appieno la composizione sociale ed etnica di Tower Hamlets: un dato che conferma un radicamento profondo inimmaginabile appena dodici anni prima.

Contesto storico: la “nuova” cultura inglese alle porte del XXI secolo.

Idea Store di Tower Hamlets

Nel 1998 le tredici biblioteche che risiedevano  nel territorio comunale di Tower Hamlets, erano tra le meno frequentate d’Inghilterra:  solo il 18% dei residenti vi si recava, a fronte di una media nazionale del 50%. Orari spesso ristretti, locali inadeguati e difficilmente raggiungibili, pochi servizi non incoraggiavano la frequenza: un declino che sembrava preludere al forte ridimensionamento, se non alla chiusura totale del servizio.
Sempre nel ’98 il manager Gerry Robinson venne nominato Presidente dell’Arts Council England. Dopo due anni di mandato, il 27 giugno del 2000, tenne una relazione storica, “The Creativity Imperative. Investing in Arts in 21st Century”: “All’Arts Council” diceva Robinson in un passo del suo intervento “ spetta il compito di sostenere quelle forme di arte che generano significato. Se esiste questo significato, allora non ci sono dubbi sulla capacità e l’importanza delle arti come strumento di riqualificazione, come ausilio per rispondere a particolari esigenze didattiche, per promuovere il dialogo razziale e la tolleranza, per favorire la socializzazione e lo sviluppo economico”.  Un significato che per Robinson spesso nasceva dalle sinergie tra arti ed istruzione e che assumeva il ruolo di strumento di crescita individuale per  bambini in età scolare ed adulti, nonché come leva occupazionale attraverso lo sviluppo delle industrie creative.

1998-2002: Nascono gli Idea Store
I bibliotecari di Tower Hamlets si mossero sulla stessa lunghezza d’onda dell’Arts Council: se volevano sopravvivere, anche loro dovevano generare “significato”. Nel loro caso quindi dovevano capire i motivi per cui gran parte degli abitanti di Tower Hamlets non si recava nelle biblioteche e a quali condizioni avrebbero invece cominciato a frequentarle. Commissionarono così ad una società demoscopica una ricerca di mercato su tutta la popolazione residente:  le persone chiedevano più libri, orari più estesi, più servizi, meno regolamenti. Soprattutto suggerivano che le biblioteche fossero poste vicino agli ospedali, alle scuole, ai centri commerciali agli uffici postali, insomma nelle vicinanze di tutti quei luoghi dove loro vivevano la propria quotidianità. Segnalavano anche il bisogno di  più formazione quale azione fondamentale di contrasto alla disoccupazione, al drop-out scolastico, alla discriminazione e ai fenomeni di devianza, in particolare quella giovanile. Le indicazioni raccolte suggerivano che il “significato” che le biblioteche potevano generare passava attraverso la messa in opera di una sinergia stretta tra  lettura e formazione in grado di fornire aiuti concreti agli individui e  forme di socializzazione ed inclusione alternative a quelle offerte dai luoghi di matrice commerciale.  Un’alternativa da costruirsi fuori dalle logiche esclusive dei linguaggi specialistici, ma giovandosi proprio dell’universalità dei linguaggi commerciali.

Spazi interni dell’Idea Store (particolare)

Si scelse pertanto di fare di Idea Store un marchio registrato e di utilizzare tecniche di marketing per comunicare i nuovi centri e le attività formative, le iniziative culturali ed i servizi offerti.  Persino i linguaggi architettonici, abitativi ed espositivi vennero realizzati prendendo spunto dalle grandi librerie commerciali o dai Media Store:  a fronte della composizione multietnica e multiculturale della popolazione residente occorreva connotare gli spazi destinati all’accoglienza in modo neutrale e perciò inclusivo, dove tutti potessero mettersi a proprio agio a prescindere dalle proprie origini e dal proprio bagaglio culturale.

Condivisione dei comportamenti e coesione sociale. 
Neutralità e comfort degli spazi allora come oggi non agevolano solo la “vendita” dell’offerta di Idea Store, ma aumentano il capitale sociale di Tower Hamlets attraverso due ulteriori valori aggiunti: la condivisione dei comportamenti e la coesione sociale. Presso gli Idea Store si è preferito dare credito ai cittadini e puntare sui comportamenti condivisi: così azioni generalmente osteggiate nelle biblioteche pubbliche quali bere o mangiare nelle sale mentre si consulta un libro, rispondere al cellulare (in modalità vibrazione), parlare, sono consentite grazie all’autoregolamentazione: gli individui che frequentano i centri, a prescindere dalla loro estrazione culturale, sociale od etnica, in genere non assumono comportamenti tali da recare disturbo alle altre persone o danno ai beni comuni. Spazi così concepiti, così aperti e al centro delle zone più frequentate, unitamente all’offerta, diventano dei focolari intorno ai quali sedersi o delle “piazze” dove recarsi: una politica di coesione sociale fatta di luoghi tanto più preziosi quanto più frequentati da persone di origini diverse. Persino i criteri di assunzione dei dipendenti contribuiscono a perseguire questo fine: la ricerca del personale avviene attraverso i media locali, in modo che i centri possano rispecchiare anche sotto questo profilo la composizione etnica di Tower Hamlets. Le assunzioni vengono effettuate attraverso un processo di selezione articolato su quattro incontri e una prova pratica finale, da svolgersi in affiancamento al personale regolare.
Gli Idea Store Coordinators, così vengono definiti i dipendenti, debbono possedere una buona cultura generale, l’amore per la lettura e spiccate doti comunicative. Il loro profilo professionale pertanto non coincide con quello del bibliotecario classico: dato che alcuni processi biblioteconomici, come ad esempio la catalogazione vengono svolti direttamente dai fornitori, prevalgono le capacità relazionali.

La formazione di Idea Store.
La misura della qualità e dell’efficacia sociale di Idea Store emerge inequivocabilmente attraverso l’attività formativa: i mille corsi offerti hanno circa settemila studenti e danno lavoro a duecento docenti, in larga parte precari: molti di questi corsi sono rivolti a persone senza lavoro o senza diplomi scolastici, a volte semi – analfabeti, quasi sempre fuori dal mercato del lavoro. La partecipazione, per loro gratuita, ha il fine di dare loro la possibilità di trovarsi o crearsi un’occupazione. Per tale motivo ogni anno si valutano quali siano i corsi con più possibilità di raggiungere l’obiettivo, cosa che  ha permesso agli Idea Store di essere già predisposti a gestire le drammatiche conseguenze occupazionali della crisi iniziata nel 2008.

Spazi interni dell’Idea Store (particolare).

Idea Store e territorio: il caso di Canary Wharf.
L’impatto territoriale è altrettanto significativo: l’Idea Store di Canary Wharf è stato edificato in una zona con diversi problemi di ordine pubblico: prima i negozi chiudevano alle sei di sera, c’era parecchio vandalismo e le strade non erano sicure. Ora, dopo l’apertura del centro, il quartiere è tornato ad essere vivibile: l’orario dei negozi spesso è costruito in relazione a quello  dell’Idea Store, e molti ragazzi, prima abbandonati a se stessi, ne frequentano gli spazi e i corsi.  Un risultato che l’apertura di un ufficio di polizia nella zona non avrebbe conseguito.

 

I numeri di Idea Store .
Il programma Idea Store è costato trenta milioni di Sterline, venti dei quali erogati dal Department of Culture, Media and Sports: i restanti dieci milioni sono di provenienza comunale e sono stati ricavati dalla vendita degli immobili che ospitavano le vecchie biblioteche.  Il budget annuale conferito ai cinque centri è di circa dieci milioni di Sterline, sei dei quali destinati ai centri e ai servizi legati alla biblioteca, quattro destinati invece alla formazione. I visitatori sono oltre due milioni l’anno, gli studenti più di settemila: un visitatore “costa” oggi meno di tre sterline a fronte delle oltre otto che costava nel 1998 in una situazione estremamente deficitaria, uno studente poco meno di cinquecento settantadue sterline.

Conclusione.
La storia di Idea Store è quella di un indiscutibile successo che dura da più di dieci anni e che continua a costruirsi giorno per giorno, adattandosi costantemente alla realtà umana e sociale di Tower Hamlets. Come tutti i casi di grande successo però,  anche Idea Store rischia di essere ridotto, specie in Italia, dal dibattito tra sostenitori e detrattori ad un semplice esempio paradigmatico sganciato dal contesto originario, ad un mero argomento a sostegno di opinioni o posizioni che poco riscontro hanno nei fatti. L’utilità di un modello come quello delle biblioteche di Tower Hamlets non sta tanto nella riproposizione pedissequa di una struttura organizzativa nata in un’altra realtà, quanto nell’applicabilità ad altri contesti dei processi che ne hanno determinato i fini e la forma. Quanto processi analoghi possano produrre risultati di rilievo  assoluto solo se concretamente applicati al proprio territorio di riferimento verrà analizzato nel prossimo intervento, in cui si racconterà l’esperienza della biblioteca” La Fornace” di Moie di Maiolati Spontini, un paese dell’entroterra marchigiano di circa seimila abitanti.

 

Per approfondire

Idea Store, metti una biblioteca in un centro commerciale di Sergio Dogliani, Il Sole 24 Ore  – lunedì 14 maggio 2012.

Counting the population of Tower Hamlets,  Tower Hamlets Council, NHS (National Health Service) Tower Hamlets, Tower Hamlets, 2009. http://www.culture.gov.uk/reference_library/research_and_statistics/5607.aspx

The Creativity Imperative. Investing in Arts in 21st Century”, Gerry Robinson Chairman of Arts Council England, New Statesman Arts Lecture 2000, Banqueting House, Whitehall – 27/06/2000. Robinson venne messo a capo dell’Arts Council England dal primo governo del New Labour Party di Tony Blair con l’obiettivo di razionalizzare ed ottimizzare il sostegno alle arti dopo la lunga era conservatrice Tatcher – Major. I governi conservatori avevano imposto alla cultura inglese pesanti tagli verticali: senza un impostazione che non fosse semplicemente di tipo finanziario il sistema cultura ne era uscito fortemente destabilizzato. L’equipe di Robinson migliorò i processi e premiò le iniziative culturali che  generassero significato, ovvero un effetto positivo sulla collettività. Il governo non ottenne un contenimento ulteriore della spesa come inizialmente sperava: anzi, a fronte dei risultati raccolti e delle indagini condotte dal MORI (Marketing & Opinion Research International) dovette impegnarsi ancora di più.

domenica 1 settembre 2013

Castellammare si confronta.... con chi ?!


Stavamo riprendendo qualche nozione di marketing e ci siamo trovati a rivedere alcuni video di pubblicità comparativa.

Non saremo nozionistici adesso, ma solo per allinearci sui termini, quando si parla di "pubblicità comparativa" ci si riferisce a un metodo pubblicitario con il quale un'azienda promuove i propri prodotti confrontandoli con quelli concorrenti.

È usato soprattutto negli Stati Uniti. Nell'Unione Europea tale metodo è lecito purché non sia ingannevole, non causi discredito al concorrente o ne imiti marchi e denominazioni.

Per intenderci, guardate questi video di pubblicità comparativa:

AUDI   http://youtu.be/JUf2ig0LVqc

COCA COLA   http://youtu.be/muH-zcOYnFc

PEPSI.   http://youtu.be/fx08gQ3XyQM

Sant'Anna.  http://youtu.be/umb60NY0sJ4


E allora ci viene una idea, forse bislacca ma che potrebbe creare molto rumore. Non ce ne vogliano gli stimati cugini del trapanese.

Pensiamo ad una pubblicità comparativa tra due località turistiche. Si potrebbe pensare di confrontare la ricchezza costiera di uno a fronte della singola ma bella spiaggia dell'altro. Si potrebbe confrontare l'offerta culturale di uno con l'offerta corposa di eventi dell'altro. Ma queste località possono essere Castellammare del Golfo e San Vito lo Capo ?! Perché no !!!

Si potrebbe confrontare la qualsiasi che consenta alla località a noi più cara di emergere.

Ma la pubblicità comparativa ha un'altra caratteristica che ne scaturisce dal confronto ossia quello che si afferma deve essere vero, inoppugnabile e oggettivamente riscontrabile.

Qui la seconda valenza che potrebbe avere una pubblicità di questo tipo se applicata ad una realtà come la nostra ossia creare responsabilità di tutti gli operatori del settore turistico e della Amministrazione comunale nel mantenere gli impegni presi negli spot.

Se affermiamo di avere delle coste più belle della località x, ci si dovrà attrezzare affinché tali coste siano accessibili, pulite, collegate tra di loro, con i servizi di base, etc.

Se affermiamo di avere una offerta culturale di prestigio rispetto alla località y, ci si dovrà attrezzare affinché esistano eventi che compongono un percorso culturale, valorizzare gli eventi pubblicizzandoli attraverso canali tradizionali e web, portare ospiti di rilievo, insomma portare L'immagine di Castellammare fuori da Cala marina e attrarre turisti dentro il Paese (magari rimuovendo transenne che veicolano il traffico mantenendolo ben all'esterno del Paese e tenendo i cittadini schiacciati dentro.....piccola critica all'esperto di viabilità locale).


Quindi, se da un lato la pubblicità comparativa consente di creare "rottura" nella comunicazione tradizionale, in parallelo richiede responsabilità delle proprie dichiarazioni e avvicina queste alle azioni e alle responsabilità di chi è chiamato (istituzionalmente o per profitto personale) a dover fare qualcosa in più perché ciò che è stato realizzato sino adesso, evidentemente NON basta per mantenere viva la domanda turistica del nostro Paese.


Castellammare non può vivere di solo turismo ma neanche si può accettare che ne muoia. È allora, perché non provare a dire " a Castellammare trovate una costa con più di 10 calette marine balneabili...a San Vito c'è solo 1 bella spiaggia ......."

Partiamo da questo e vediamo cosa succede. Perché non lanciare, patrocinato dal Comune di Castellammare, a titolo gratuito, un concorso di idee per definire un Piano di comunicazione integrata in cui includere azioni di pubblicità comparativa ?

È questa la nostra proposta per creare "rottura", perché anche la terra più arida richiede l'"aratru a scassu" per ritornare a lavorare una terra più florida.

martedì 30 luglio 2013

Castellammare inCUBAtore di imprese... forse si... forse NOOO !!!!



Perchè un Comune (come Castellammare) non può fare da "incubatore d'impresa" ? Ci sono in giro casi di successo di Enti locali che hanno operato come incubatore d'impresa ?

La risposta ad entrambe le domande è SI !!!

E si può perchè fare da "incubatore" consente all'Amministrazione di poter far incontrare le necessità di sviluppare impresa e creare lavoro a livello locale valorizzando le risorse del territorio anche attraverso il miglior sfruttamento di fondi comunitari e di altre fonti (es. Agenda digitale, etc.).

Castellammare ha almeno 3 privilegi in tal senso:
  • è in una regione obiettivo convergenza e quindi sarà target dei prossimi finanziamenti europei che hanno tra le priorità proprio la digital innovation;
  • è un Comune piccolo che potrebbe gestire i processi decisionali in maniera veloce, magari cercando anche l'impiego di veicoli societari del comune per gestire l'incubatore;
  • è all'inizio del programma politico della nuova Giunta e quindi potrebbe in tempi brevi attrezzare un incubatore e vedere anche i risultati nello stesso mandato del Sindaco.

Le premesse ci sono tutte, e allora cosa aspettiamo ?.

Ma andiamo per ordine. Proviamo a fare un giro su questi link (sono solo una selezione) per vedere come alcune città hanno gestito questa esperienza:



Comune di Lugo (inseriamo anche questo piccolo comune a scanso di critiche da parte di chi, scettico o "leggero", vorrebbe asserire che solo le grandi città fanno da incubatore): http://www.incubatoredilugo.it/

Passando alla domanda successivo (se si può fare da incubatore e come), proviamo a fare un pò di chiarezza su normativa e soprattutto finanziamenti che di recente il governo ha messo a disposizione in tal senso.

Per sostenere la nascita e lo sviluppo delle start up innovative, sono previsti incentivi anche per gli incubatorid’impresa che ne ottengono la relativa certificazione, attribuita in base a particolari requisiti e a seguito di specifica procedura di richiesta.

La norma di riferimento è la legge 221/2012art. da 25 a 32 e in questi giorni è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Regolamento del Ministero dello Sviluppo Economico che specifica criteri e indicatori per l’accesso alle agevolazioni concesse agli incubatori certificati di start-up innovative.

 

Incubatore certificato

Un “normale” incubatore di imprese è un’azienda che ha il preciso scopo di “generare imprese di successo” offrendo a chi ha l’idea di business servizi vari: spazi, strutture, accesso ai finanziamenti, training imprenditoriale, esperienza manageriale, tecnologie.

Per ottenere invece lo status di incubatore certificato è necessario possedere caratteristiche più stringenti, ovvero essere iscritto in apposita sezione speciale del Registro Imprese ed essere in possesso dei criteri stabiliti dal comma 5 dell’art. 25 della legge 221/2012.

Innanzitutto che l’incubatore di start up innovative certificato introdotto (e agevolato) dal Decreto Sviluppo bis, è unasocietà di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano o è una Societas Europaea (residente in Italia ai sensi dell’articolo 73 del dpr 917/1986). Offre servizi per sostenere nascita e sviluppo di start-up innovative ed è in possesso dei seguenti requisiti:
  1. dispone di strutture, anche immobiliari, adeguate ad accogliere start-up innovative, quali spazi riservati per poter installare attrezzature di prova, test, verifica o ricerca
  2. dispone di attrezzature adeguate all’attività delle start-up innovative: sistemi di accesso in banda ultralarga alla rete internet, sale riunioni, macchinari per test, prove o prototipi
  3. è amministrato o diretto da persone di riconosciuta competenza in materia di impresa e innovazione e ha a disposizione una struttura tecnica e di consulenza manageriale permanente
  4. ha regolari rapporti di collaborazione con università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e partner finanziari che svolgono attività e progetti collegati a start-up innovative
  5. ha adeguata e comprovata esperienza nell’attività di sostegno a start-up innovative.


La certificazione

Il possesso dei requisiti richiesti va adeguatamente certificato. Per quanto riguarda i punti 1-4 basta un’autocertificazione mediante dichiarazione sottoscritta dal rappresentante legale, al momento dell’iscrizione alla sezione speciale del registro delle imprese, sulla base di indicatori e valori minimi stabiliti da apposito decreto del MiSE (ancora atteso): si parla di un meccanismo a punteggio, con cui ottenere almeno 30 dei 45 punti massimi previsti da una specifica griglia.

Per il punto 5, (adeguata e comprovata esperienza nell’attività di sostegno a start-up innovative), oltre alla  dichiarazione è necessario che si soddisfino i requisiti (punteggio minimo richiesto) sui seguenti indicatori:
  • numero di candidature di progetti di costituzione e/o incubazione di start-up ricevute e valutate nell’anno,
  • numero di start-up avviate e ospitate nell’anno,
  • numero di start-up uscite nell’anno,
  • numero di collaboratori e personale ospitato,
  • percentuale di variazione del numero di occupati rispetto all’anno precedente,
  • tasso di crescita media del valore della produzione delle start-up incubate,
  • capitali di rischio o finanziamenti UE, statali e regionali raccolti a favore delle start-up incubate,
  • numero di brevetti registrati dalle start-up incubate, tenendo conto del settore di appartenenza


Il registro delle imprese

Esattamente come le start up innovative, anche gli incubatori devono essere iscritti alla sezione speciale delle Camere di commercio. Ai fini dell’iscrizione, il possesso dei requisiti richiesti va attestato con appositaautocertificazione del legale rappresentante depositata presso l’ufficio del registro delle imprese.
La sezione speciale, nel rispetto delle normative sulla privacy, consente la condivisione delle informazioni relative ad anagrafica, attività svolta, bilancio, requisiti.

Gli incubatori devono presentare domanda, in formato elettronico, indicando obbligatoriamente le seguenti informazioni (da aggiornare almeno ogni sei mesi):
  • data e luogo di costituzione, nome e indirizzo del notaio,
  • sede principale ed eventuali sedi periferiche,
  • oggetto sociale,
  • breve descrizione dell’attività svolta,
  • elenco delle strutture e attrezzature disponibili per lo svolgimento della propria attività,
  • indicazione delle esperienze professionali del personale che amministra e dirige l’incubatore certificato, esclusi eventuali dati sensibili,
  • indicazione dell’esistenza di collaborazioni con università e centri di ricerca, istituzioni pubbliche e partner finanziari,
  • indicazione dell’esperienza acquisita nell’attività di sostegno a start-up innovative.

Al registro delle imprese va comunicato, attraverso dichiarazione del legale rappresentante, entro 30 giorni dall’approvazione del bilancio, e comunque entro sei mesi dalla chiusura di ciascun esercizio, il mantenimento dei requisiti. Il mancato adempimento comporta automaticamente la perdita dei requisiti. Se perde i requisiti, l’incubatore viene cancellato dalla sezione speciale del Registro in 60 giorni, mentre resta iscritto alla sezione ordinaria.

 

Le agevolazioni

Sono quelle previste anche per le start up innovative, con alcune esclusioni (per esempio, non si applicano le deroghe alla riforma del Lavoro in materia di contratti a tempo determinato e non ci sono incentivi all’investimento negli incubatori). Queste in sintesi le agevolazioni, per lo più di natura fiscale:
  • Esenzione, per quattro anni, da imposta di bollo e diritti di segreteria per l’iscrizione nel registro delle imprese e dal diritto annuale alle camere di commercio.
  • Possibilità remunerative con strumenti finanziari agevolate fiscalmente a dipendenti, amministratori o collaboratori: le stock option non concorrono alla formazione del loro reddito imponibile della persona fisica ai fini fiscali e contributivi.
  • Azioni, quote o strumenti finanziari emessi per l’apporto di opere e servizi (anche servizi professionali) resi in favore dell’incubatore non concorrono alla formazione del reddito complessivo del soggetto che effettua l’apporto. Le plusvalenze realizzate con la vendita a titolo oneroso degli strumenti finanziari sopra descritti sono assoggettate ai regimi normali di tassazione.
  • Diritto prioritario (rispetto alla altre aziende) al credito d’imposta per il personale altamente qualificato assunto a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato previsto dal decreto Sviluppo estivo (dl 83/2012 convertito dalla legge 134/2012).
  • Accesso semplificato e agevolato all’intervento del Fondo centrale di garanzia per le PMI (secondo modalità da definire con apposito decreto attuativo, ancora atteso).

lunedì 1 luglio 2013

Castellammaresi blog incontra CambiaMenti



"Le affinità d'intenti muovono le forze degli audaci..." recitava un editoriale di B.Severgnini di qualche mese fa. Non so se spinti dal caso, ma sicuramente baricentrati in una profonda idea di cambiamento, sabato scorso abbiamo incontrato (per il tramite del nostro Master Blogger), l'associazione CambiaMenti.

Ospiti durante una loro assemblea, abbiamo avuto l'opportunità di osservare dinamiche di gruppo apprezzabili dal punto di vista sociale e di impegno civile. 

I contenuti dell'assemblea vertevano sulla opportunita' di adeguare un modello organizzativo adatto all'assemblearismo di piccole dimensioni, rispetto ad un nuovo paradigma in grado di gestire una maggiore complessità di inclusione e partecipazione sociale. Credo (e temo) che siano solo all'inizio di un cambiamento non indolore ma necessario per essere fattivi ed in quel sottile equilibrio di democrazia partecipativa. Un impegno che dimostra il loro pay-off (chi nasce tondo può diventare quadrato), una loro capacità di voler anticipare i problemi per risolverli al meglio, un loro merito di auto-adattamento.

Ma veniamo alle nostre percezioni, a cosa abbiamo osservato da interessati e umili ascoltatori e convinti sostenitori dell'energia che anima questi giovani (e meno giovani di CambiaMenti). Ovviamente la doverosa premessa e' che solo chi è il migliore merita commenti per diventare l'eccellenza!

La dinamica di gruppo, che è apparsa fluida (forse per una presenza di un numero non esagerato di membri - che superavano comunque la cinquantina) e sicuramente rispettosa della regola "una parola a tutti, anche a quelli che potevano dirne una di meno".

Le soluzioni di organizzazione operativa, che sembrano vertere su qualcosa di concreto (gruppi di lavoro tematici e con obiettivi concreti e chiari) per la realizzazione delle numerose ed interessanti idee manifestate nel programma e successivamente confermate come impegno elettorale (anche se non vincenti per l'intero).

L'interesse al FARE, che si manifestava in una attenzione continua e continuativa per le dinamiche assembleari, nella verve di alcuni oratori che peroravano mozioni, idee, suggestioni e buon senso per la migliore organizzazione dei gruppi di lavoro (strumento operativo del FARE).

La maturità attesa di una capacità di governo che, nella consapevolezza taciuta di molti, non può risiedere solo nelle belle idee, ma deve far i conti con una realtà che muove da vincoli, equilibri e a volte  anche compromessi (si', compromessi !).

L'amore per il proprio Paese e forse anche per le proprie idee. Si percepisce una forte intenzione del "fare da soli !", ma allo stesso tempo si vuole evitare il distacco dei molti che travolti dall'ebrezza della campagna elettorale, oggi potrebbero NON imprimere ai gruppi operativi la stessa energia positiva. Oggi solo un potenziale rischio, vista la motivazione di questi ragazzi.

Concludiamo col dire che, Osserviamo su binari paralleli la stessa destinazione, chissà se un giorno, CastellammareSI e CambiaMenti viaggeranno sullo stesso treno (Alta Velocità ..... Ovviamente !!!) per l'unico interesse che accende le idee di entrambi.... Il bene di Castellammare !!!

P.s.sapete che fine ha fatto il Sindaco Coppola ? E la sua giunta ?! We are waiting for....

martedì 11 giugno 2013

Il voto a Castellammare del Golfo: chi sale, chi scende

Vogliamo iniziare questo post, facendo un "in bocca al lupo" al Sindaco Coppola ed a tutta la coalizione che lo ha sostenuto,  per la nuova avventura che comincia oggi. 


Anticipiamo al neo-eletto sindaco che, come da mission di questo blog, porteremo le idee espresse dai nostri tecnici e dai nostri lettori/sostenitori, affinchè possano essere presi al vaglio della nuova Amministrazione.

Proseguiamo con qualche analisi tecnica del voto e a seguire qualche commento di un osservatore esterno alla canizza elettorale.

Il Candidato Coppola è stato "promosso" con poco più del 36%, dimostrando che una compagine mista (liste civiche + centro sinistra) poteva superare lo sbarramento del 25%-28% cui sembravano predestinati.


Se il partito più votato è stato il PDL (circa 12,8%), hanno dimostrato di essere delle "macchine da voto" anche altri partiti/movimenti anche appena costituiti. Non sorprende, ma interessa come fenomeno politico a Castellammare il posizionamento di Cambiamenti (un secondo posto con circa 11%). Il terzo partito, per numero di preferenze, è Lavoro e Sviluppo (circa il 10,3%).

Rispetto ai singoli partiti, la differenza è stata fatta da alcuni candidati Consiglieri (nel bene e nel male). I primi 3 candidati Consiglieri più votati sono: Di Gregorio Lorena (Lavoro e Sviluppo), Palmeri Angelo (PDL), Canzoneri Gaspare (CMare Democratica). 

I meno votati (esclusi i 10 candidati con 0 voti, a cui si riconosce almeno un minimo di dignità del non aver votato nemmeno per se stessi, vista la campagna elettorale inesistente !) sono: Ciaravino Diego (M5S), Giaimo Anna Maria Soccorso (Megafono), Coppola Vincenzo (Siamo CMare).
Qualche commento sulle modalità di conduzione della campagna elettorale e lo spirito che aleggiava tra gli elettori (o potenziali tali). Ovviamente si considerino i seguenti commenti uno spunto di riflessione senza presunzione di verità:

COPPOLA (neo-eletto Sindaco): passare un messaggio positivo è stato il grimaldello della sua campagna elettorale. Forse, in un contesto di continuo martellamento su temi di crisi, fame e mancanza di lavoro, chi ha proposto una "speranza" (non un posto), ha fatto breccia nelle intenzioni di voto. Avranno sicuramente aiutato l'esperienza nell'arena politica oltre che una composizione delle liste con interessanti consiglieri (o quanto meno capaci di raccogliere voti). Lo dimostra il rapporto tra i voti del candidato Coppola (circa 3019) ed i voti raccolti dalla sua coalizione (circa 3494) che dimostra una coalizione più "attrattiva" di voti rispetto al neo-eletto Sindaco.
Adesso la partita è comporre una squadra di Governo del Paese che sia in grado di tenere le fila della coalizione e degli stakeholders che ci girano intorno.

Consigliamo al nuovo Sindaco di lavorare come aggregante politico e chiamare al tavolo tecnico Maria Tesè (magari attraverso la cessione di un Assessorato pesante - es. Assessorato Sviluppo locale che ingloba i temi del Turismo, sviluppo territorio, lavoro e formazione).

Stereotipo: volemose bene !

RUSSO: il candidato Russo ha forse subito la campagna elettorale. Da prima a rincorrere una coalizione che vedeva una spaccatura dell'UDC (di cui immaginiamo che l'on.Turano adesso debba rendere conto internamente al proprio partito), oltre che una composizione complessa di numero di consiglieri al fine di rastrellare voti. Forse la quantità non ha premiato (se vediamo altre coalizioni come Cambiamenti che sono nati e cresciute in 2 mesi ed hanno raccolto più voti). Inoltre, le continue accuse a lui ed alla sua sponsorship (es. on. d'Alì), hanno fatto impiegare diverse risorse in arringhe di difesa che consumavano tempo ed energie magari da riporre nel presentare in maniera più efficace e consapevole il suo programma.
Dal punto di vista politico, il candidato Russo ha vinto perchè ha mantenuto il PDL come primo partito a CMare per numero di voti, dal punto di vista umano crediamo che abbia da riflettere (e con lui i tanti elettori che hanno sperato per poi portare all'incasso un "assegno di promesse").

Stereotipo: ghe pensi mi !

TESE': sin dalle prime mosse della campagna elettorale, ha dimostrato che un gruppo può lavorare bene e nell'interesse della collettività, senza alcun personalismo. La stessa Tesè faceva fatica a personalizzare la campagna elettorale (non che andasse obbligatoriamente personalizzata), tranne che per promuovere continuamente la propria competenza tecnica sui Fondi comunitari (anche se tra i vari candidati è il candidato con un numero di preferenze personali maggiori della propria coalizione, circa +135%). Il fenomeno quindi è di gruppo e la vera vittoria è quella dei giovani che ne hanno fatto parte. Hanno vinto perchè sono riusciti a creare un programma credibile e sostenibile ma soprattutto sono riusciti ad erodere, giorno dopo giorno, la diffidenza dell'elettorato castellammarese.
L'atteggiamento "sbarazzino" e libero, se da un lato ha dimostrato che si può fare politica anche con le idee, dall'altro forse ha spaventato chi vedeva questa campagna elettorale troppo goliardica e teatrale. "Fare un salto" per il timido elettore castellammarese, ci può stare, ma fallo nel "cerchio di fuoco" di un circo, forse è un pò troppo.

Sterotipo: figlia dei fiori

FUNDARO': ha creduto di poter vincere sino alla fine e questo gli ha dato una spinta a fare e promuovere le sue idee con tenacia e zelo. Ma non basta e lo dimostrano i risultati elettorali. Non si può dire che ha perduto, considerato che era "un uomo solo al comando", ma le aspettative che nutriva la sua coalizione erano ben altre. Forse l'errore di presentarsi con una coalizione civica con poche liste non ha premiato in uno scenario in cui la base elettorale è stata di più di 300 consiglieri.
Sicuramente la statura morale non può essere messa in discussione ma, in termini di tattica elettorale, ciò che non depone a favore è il continuo atteggiamento di "denuncia di tutto e di tutti". E' sembrata una minestra a metà tra la denuncia grillina e l'ideologia di Cambiamenti, ma non è stato fino in fondo nè l'uno nè l'altro.
La troppa denuncia ha forse montato un timore di fondo da "stato di polizia" che in una Castellammare sopita, ha impaurito gli elettori (magari allontanati anche dagli aficionadi del Candidato Fundarò, spesso attaccato per la qualità di alcuni dei suoi sostenitori).
Castellammare si è dimostrata troppo immatura per accogliere la sincerità e trasparenza del candidato Fundarò, ma del resto lo stesso candidato non è stato "maturo" nel fare delle scelte più nette (e forse anche accomodanti) nella fase pre-elettorale.

Stereotipo: sincero forse troppo

MATTARELLA: molti ne criticano la campagna elettorale e alcuni ne danno una valutazione negativa. Noi vogliamo invece sottolineare l'impegno che ha caratterizzato il candidato Mattarella. E' pur vero che un movimento poco stabile in termini di leadership, senza una linea guida chiara e propositiva, senza una base elettorale organizzata e soprattutto senza risorse, non può consentire di vincere una campagna elettorale di paese. Lasciata sola dai leader (se così possiamo chiamarli) del M5S, ha dovuto fare tutto da sè e lo dimostra il fatto che il numero di preferenze personali prese è la metà delle preferenze espresse per il partito M5S che rappresentava. Forse non era il candidato adatto? Forse non era matura per quel ruolo ? Forse il movimento non è maturo per fare politica sui confronti elettorali punto su punto del programma ?
Ciò che c'è di sicuro è che la campagna elettorale che avrebbe dovuto realizzare il M5S l'ha realizzata il movimento Cambiamenti, con una maggiore propositività e sicuramente uno spirito costruttivo. Tra movimenti si può anche imparare, pertanto si consiglia al M5S un bagno di modestia ed una riflessione sul "cosa vogliamo fare da grandi".

Stereotipo: piccole donne crescono