venerdì 25 gennaio 2013

GAC Golfi di Castellammare e Carini..... avete visto che fine ha fatto il PSL ?



I 38 soci pubblici e privati (Comuni, imprese, organismi associativi e sindacali) in rappresentanza delle marinerie e delle comunità locali dei due Golfi ad Ovest di Palermo, riuniti in Assemblea, hanno eletto gli 11 componenti del Direttivo del GAC (Gruppo di Azione Costiera) dei due golfi.

Nel direttivo, da statuto del GAC, fa parte anche il nostro sindaco ing. Marzio Bresciani ed è proprio a lui che indirizziamo una richiesta di dettagli per accrescere la consapevolezza della collettività castellammarese sul COSA si è fatto sino adesso nell'ambito del Gruppo.

Il G.A.C. “Golfi di Castellammare e Carini”, già riconosciuto (con il punteggio più alto tra i Piani accettati a finanziamento) e finanziato con fondi FEP (Fondo Europeo Pesca), dal Dipartimento Pesca della Regione Sicilia, ha già presentato un articolato PSL (Piano di Sviluppo Locale), per il prossimo biennio di poco superiore ai 2 milioni euro finalizzato a migliorare e diversificare le condizioni di vita, la sostenibilità ambientale delle zone di pesca e della vivibilità delle comunità ittiche dei due golfi.

BENE !!!! Ma la domanda nasce spontanea, cosa è previsto per Castellammare del Golfo ? 2 Mln.€ sono un buon gruzzoletto su cui poter pianificare diverse azioni di sostegno al territorio che non possono passare solo per il sostegno alla piccola pesca.

Vi mostriamo le molteplici aree d'intervento previste dallo statuto del GAC (art.2), in cui ci sarebbe da sbizzarrirsi per creare idee di sviluppo:

a) preservare e incrementare l’occupazione nelle zone di pesca sostenendo la diversificazione o la ristrutturazione economica e sociale nelle zone, confrontate a problemi socioeconomici connessi ai mutamenti nel settore della pesca;
b) mantenere la prosperità economica e sociale di tali zone e aggiungere valore ai prodotti della pesca e dell’acquacoltura;
c) promuovere la qualità dell’ambiente costiero;
d) promuovere la cooperazione nazionale e transnazionale tra le zone di pesca;
e) valorizzare e commercializzare i prodotti locali e della pesca;
f) valorizzare le risorse naturali e culturali, compresa la valorizzazione dei siti di importanza comunitaria (SIC e ZPS);
g) utilizzare nuovi Know How e nuove tecnologie per aumentare la competitività dei prodotti e dei servizi dei territori dei Comuni associati;
h) svolgere attività di orientamento, formazione professionale ed aiuti all’occupazione;
i) promuovere lo sviluppo turistico ed agrituristico delle zone di pesca e dei contesti rurali in cui tali zone sono inserite;
j) sostenere le piccole e medie imprese, l’artigianato ed i prodotti zonali;
k) prestare consulenza ed assistenza alle imprese, studiare piani finanziari, effettuare ricerche di mercato, studiare aspetti tecnici ed economici di ciascuna iniziativa;
l) orientare ed assistere i destinatari finali e le imprese nella individuazione ed utilizzazione di finanziamenti e contributi locali, regionali, nazionali e comunitari, anche fornendo servizi di assistenza per le relative istruttorie;
m) erogare ai destinatari finali ed alle imprese finanziamenti anche infruttiferi o a tasso agevolato, nonché distribuire contributi a fondo perduto, provenienti anche da normative di incentivazione e sostegno comunitarie, nazionali e/o regionali;
n) stipulare, in qualità di intermediario professionale, apposite convenzioni a livello nazionale e comunitario, per la gestione -a titolo esemplificativo- di accordi, convenzioni per sovvenzioni globali o analoghi strumenti, destinati a cofinanziare iniziative produttive nell’area e a fornire servizi reali alle imprese, svolgendo in tal caso anche attività di informazione e pubblicità;
o) stipulare contratti comunque finalizzati alla realizzazione e/o incentivazione di iniziative produttive;
p) organizzare e disciplinare la partecipazione delle imprese aderenti e comunque presenti sul territorio a mostre, fiere e mercati, anche permanenti, sia all'estero sia in Italia, fornendo ogni assistenza necessaria;
q) promuovere convegni, dibattiti, incontri pubblici per la discussione, l’approfondimento nonché per la migliore e più diffusa conoscenza della strategia di sviluppo sostenibile delle zone di pesca di competenza e delle singole proposte e dei progetti di maggiore interesse per la collettività avvalendosi dell'ausilio dei mezzi di informazione;
r) agevolare i processi decisionali delle pubbliche amministrazioni;
s) valorizzare il patrimonio immateriale dell’area dei comuni consorziati, e delle connesse tradizioni popolari e marinare e degli antichi mestieri;
t) potenziare i servizi alle famiglie ed alle imprese;
u) svolgere consulenze e ricerche in campo socio–economico, territoriale ed ambientale;
v) promuovere la nascita di nuovi prodotti, processi e servizi che includono specificità locali, nonché di nuovi metodi atti ad interconnettere le risorse alieutiche, naturali, umane e/o finanziarie del territorio dei comuni consorziati;
w) favorire l’accesso a nuovi mercati od a nuove forme di commercializzazione (km zero e miglio zero, filiere corte, ecc.);
x) erogare servizi agli Enti Locali;
y) redazione e realizzazione di studi, piani e progetti di fattibilità;
z) organizzare attività turistiche, sportive e per il tempo libero in genere;
aa) svolgere attività di ricerca, promozione e gestione delle risorse finanziarie aggiuntive destinate allo sviluppo economico, sociale, culturale e territoriale dell’area;
bb) realizzare azioni che contribuiscano alla creazione di nuovi posti di lavoro, alla stabilizzazione dei posti di lavoro esistenti, alla diversificazione dei redditi degli operatori della piccola pesca;
cc) promuovere azioni volte a garantire il rispetto delle pari opportunità tra uomini e donne.


Di tutto e di più, forse troppo, ma sicuramente ampio mandato a migliorare. Quindi, gentile ing. Bresciani, possiamo avere riscontri e dettagli di documentazione prodotta in modo che la si possa analizzare nell'ambito di questo "cantiere di idee" e contribuire a creare un piano esecutivo che renda pratiche ed immediate le azioni di miglioramento.

Abbiamo avuto modo di vedere la Relazione trimestrale monitoraggio PSL (settembre 2012) redatta dal GAL Golfo di Castellammare (nota A) e sinceramente, sarà perchè abbiamo seguito le "scuole serali" come Santoro con Berlusconi, ma non abbiamo trovato elementi che facessero comprendere al meglio l'avanzamento fisico, economico ed amministrativo del PSL. 
Magari strumenti come Cronoprogrammi, Cruscotti di monitoraggio con indicatori strategici, piani d'azione esecutiva e remediation plan, sarebbero tutti strumenti utili per la governance di iniziative su cui sono appoggiati milioni di euro. Ovviamente, consideratelo un timido e forse banale suggerimento.

Siamo a disposizione per un aiuto concreto, con la speranza che molto sia stato pensato e la confidenza che tanto dovrebbe essere stato compiuto. Il contrario, vista la centralità dell'Amministrazione castellammarese nel PSL, sarebbe deleterio in termini di credibilità e soprattutto concreto aiuto del territorio.

Disponibili a dare una mano per migliorare Castellammare !!!


Nota (a): Il Gruppo di Azione Locale (GAL) Golfo di Castellammare si è costituito nel 2010 come società consortile a responsabilità limitata. Ne fanno parte comuni, soggetti economici, associazioni ed organizzazioni professionali.
Il territorio del G.A.L. ha una superficie di kmq. 327,66 ed una popolazione di 116.266 abitanti (al 31.12.2007). Esso comprende i comuni di Alcamo, Balestrate, Borgetto, Cinisi, Partinico, Terrasini, Trappeto
IL GAL ha il compito di attuare il Piano di Sviluppo Locale (PSL), finanziato dalla Regione siciliana nell´ambito del PSR Sicilia 2007/2013, che prevede tre linee d´intervento:
•mettere a sistema e promuovere l´offerta rurale in chiave turistica;
•far partecipare all´economia turistica tutto il territorio, avvalendosi della realizzazione di piccole infrastrutture e d´itinerari idonei a sviluppare una domanda di turismo verso il territorio rurale.
•sostenere le imprese agricole, favorendo le filiere corte di distribuzione e la diversificazione dalle attività  agricole tradizionali.

martedì 22 gennaio 2013

Castellammare: il SUAP come motore per lo sviluppo del territorio




I territori cercano, con crescente attenzione, di attuare strategie imprenditoriali di differenziazione delle aree concorrenti. In particolare si sforzano di creare le condizioni migliori per attrarre nel proprio territorio attività economiche che producano ricchezza o per favorire lo sviluppo di quelle esistenti.

Come abbiamo già anticipato nel nostro post “Castellammare, una strategia per guidare losviluppo del territorio”, il marketing territoriale rappresenta un valido riferimento metodologico per l’indirizzo strategico dell’area castellammarese.

In questo ambito, assume un ruolo di rilievo lo Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP). La situazione a Castellammare, dai racconti che abbiamo potuto raccogliere da alcuni importanti imprenditori sul territorio (autoctoni e non) è a dir poco lacunosa.

In questo post vogliamo dare alcune linee guida per il rilancio dello Sportello, affinchè abbia e consolidi un ruolo di attore primario nell’indirizzo e nello sviluppo dell’economia castellammarese. 

Ovviamente, nel dare alcuni spunti di riflessione, sappiamo perfettamente che “la mappa non è il territorio”, ossia è necessario avere degli strumenti di semplificazione della governance territoriale ma ancora più importante è avere soggetti attratti per investire nel territorio. Sulle modalità di attrazione dei capitali “esteri” e sugli strumenti di fundraising, dedicheremo un apposito post (o si accettano suggerimenti anche dai nostri affezionati lettori).

Ma come vogliamo rilanciare il SUAP. Bene, di seguito alcune semplici domande per indirizzare l’evoluzione dello Sportello Unico.

Cosa dovrebbe essere il SUAP di Castellammare? Il SUAP, a nostro modesto parere, dovrebbe agire come:
  • Efficiente coordinatore: essere un Ufficio che opera come punto di partenza e di arrivo di tutti i processi che portano l’imprenditore ad avviare un’attività imprenditoriale; a trasformare e modificare l’attività imprenditoriale; a dismettere o cessare l’attività;
  • Promotore: organizzazione impegnata nella promozione dell’immagine del territorio castellammarese, affinchè si abbia una regia per la messa in atto di iniziative per attrarre investimenti ed l sostegno dell’imprenditorialità locale;
  • Informatore: Ufficio preposto anche alla fornitura di informazioni sul quadro normativo-economico-territoriale dell’ambito di riferimento (es: info sulle procedure autorizzatorie e sugli adempimenti normativi, info sui vincoli e le opportunità del Piano Regolatore, gli obiettivi del Piano di Esecuzione Gestionale, le linee guida dei Piani di Sviluppo Territoriale, etc.). l’Ufficio non deve essere uno “sbriga pratiche” o almeno non deve tendere ad essere solo quello, bensì deve anche consolidare una capacità di sostegno all’economia locale (intendendo un territorio esteso che va anche oltre i confini castellammaresi… ricordate, essere cabina di regia dell’intero Golfo ?!);
  • Consulente: organizzazione preposta all’attività di pre-verifica della richiesta dell’utente, nei suoi contenuti tecnici e giuridici, volta a fornire consulenza sulla correttezza e conformità dei progetti presentati.




Chi dovrebbe gestire il SUAP di Castellammare?
Le modalità di gestione del SUAP possono essere delle più disparate. Ci sono molti esempi su scala nazionale, da cui vogliamo trarre alcune opzioni organizzative che ci sembrano essere attuabili a Castellammare:
  1. Ufficio di programmazione economica: unità interna all’Amministrazione, con personale dedicato nell’ambito del più ampio ufficio che si occupa di Programmazione Economico-Finanziaria del Comune. Questo consentirebbe una maggiore vicinanza alle scelte strategiche per il paese, con una catena più diretta di trasmissione tra priorità della politica e sviluppo del territorio (e quindi necessità dell'imprenditoria locale).
  2. Ufficio ad hoc nell’ambito di un Assessorato allo Sviluppo del Territorio: unità interna all’Assessorato con l’obiettivo di definire le politiche di sviluppo del territorio. In questo ambito, il SUAP opererebbe come longa manu dell’Assessorato nell’indirizzare l’attuazione delle politiche di sviluppo del Territorio. Le politiche di coesione territoriale e sviluppo integrato dell’economia castellammarese sarebbero garantite dal Piano di indirizzo che dovrebbe essere la linea guida strategica del SUAP che agisce come autorizzatore e monitore dell'attuazione delle azioni di sviluppo territoriale.
  3. Cooperativa di sviluppo territoriale: unità esterna all’Amministrazione con controllo interamente pubblico. La cooperativa garantirebbe maggiore flessibilità nella gestione del personale che potrebbe essere misto:

o   Personale pubblico: magari giovani risorse con una spiccata propensione all’imprenditorialità che prestano lavoro socialmente utile presso l’Amministrazione (ovviamente debitamente formato)
o   Personale “arruolato” a chiamata, scegliendo tra un panel di professionisti pre-qualificati che fanno parte di una Lista di eccellenze, che a titolo gratuito (o rimborso spese), prestano il loro contributo per lo sviluppo del territorio castellammarese.

La cooperativa, a diretto riporto degli organi dell’Amministrazione, potrebbe agire come “service” per erogare consulenze, gestire l’istruttoria di alcune pratiche di apertura/modifica attività imprenditoriali, agire come punto informativo e di controllo del rispetto della normativa in materia di impresa.

Comunque tutte le opzioni, andrebbero a valorizzare il personale ad oggi presente presso l’Amministrazione che richiede una migliore qualificazione delle competenze ed un rinnovato rilancio motivazionale.

Come il SUAP può essere un anello importante della catena di sviluppo del territorio castellammarese?

In primis il SUAP si dovrà dotare di strumenti e metodologie per misurare il “buon governo dell’imprenditorialità”, attraverso l’elaborazione di indicatori che siano in grado di sintetizzare, a livello comunale:
  • l’attenzione verso le esigenze e i fabbisogni del mondo imprenditoriale;
  • l’implementazione e la qualità delle politiche a favore dell’imprenditorialità 

Gli indicatori di buon governo o good government, consentono di misurare se esiste minore ma più efficiente burocrazia, minor interventismo minore regolazione e minor peso del settore pubblico in campo economico, capacità ed efficienza nella fornitura di beni pubblici.

Quali indicatori di buon governo per l’imprenditorialità castellammarese?
A livello internazionale gli indicatori che misurano le iterazioni fra pubblica amministrazione e imprese trovano fondamento sul presupposto che un buon governo nei confronti dell’imprenditorialità coincida con un atteggiamento che sia il meno interventista possibile (meno regolazione, meno procedure, meno tempi e costi improduttivi).
Il ruolo della PA è associato alla presenza di un onere di regolamentazione del mercato (administrative and regulatory burdens) a carico delle imprese e, quindi, un costo per il sistema.

Il non interventismo (meno “lacci” o red tape) è solo un aspetto del buon governo. Ulteriori aspetti di notevole rilievo riguardano:
  • l’atteggiamento e l’attenzione che le amministrazioni pongono nei confronti delle esigenze imprenditoriali;
  • la loro capacità di implementare le politiche introdotte e di porre in essere azioni coerenti con i fabbisogni delle imprese;
  • la qualità e l’efficienza dell’intervento pubblico.

 Concretamente, il set di indicatori utilizzabili, dovrebbe:
  • essere in grado di catturare i comportamenti pro-active a favore delle imprese da parte dell’Amministrazione comunale (es. finanziamenti disponibili, sgravi fiscali,e tc.);
  • avere una dimensione territoriale (es. comune, comuni del Golfo di castellammare).

Per catturare i comportamenti pro-active, il set di indicatori elementari da individuare deve soddisfare almeno una delle due caratteristiche:
a) devono essere in grado di individuare l’attenzione che l’Amministrazione castellammarese riserva alle azioni in grado di facilitare lo svolgimento delle attività imprenditoriali e migliorarne la competitività;
b) devono essere in grado di misurare l’effettiva implementazione delle funzioni attribuite al Comune e l’efficacia e la qualità con cui esse sono svolte.

Un esempio pratico dei suddetti indicatori:

     1) Indicatori di “Attenzione Istituzionale”;
     2) Indicatori di “Capacità Istituzionale”;
     3) Indicatori di “Qualità”.

1.    Indicatori di Attenzione Istituzionale: Attraverso gli indicatori di attenzione istituzionale si intende misurare la priorità e la rilevanza, da un punto di vista normativo e/o finanziario, che l’Amministrazione locale riserva alle azioni in favore dell’imprenditorialità. Per alcuni indicatori, che riguardano aspetti di tipo amministrativo/normativo, l’attenzione istituzionale sarà misurata attraverso il grado e la tempestività con cui l’Amministrazione locale è intervenuta nell’introdurre strumenti o normative in materia di attività. Per altre tipologie di indicatori, l’attenzione istituzionale sarà invece misurata attraverso variabili finanziarie, quali, in particolare, l’ammontare di risorse che l’Amministrazione locale han destinato per azioni in grado di agire positivamente sulle attività imprenditoriali (es. popolazione o imprese) residente nel Comune in cui è stato introdotto lo SUAP/totale popolazione comunale)

      Indicatori di Capacità Istituzionale: Per capacità istituzionale si intende la capacità da parte dell’ Amministrazione locale di implementare e rendere operativi gli strumenti e le normative introdotte (es. Risorse comunali per formazione personale e per attivazione- potenziamento SUAP/Totale risorse comunali).
      
      Indicatori di Qualità: Per qualità si intende l’efficacia con cui sono attuate dall’ Amministrazione locale le azioni a favore delle attività imprenditoriali (Tempo medio comunale per la conclusione del procedimento unico).

Quindi, per ricapitolare, a nostro parere il SUAP avrebbe bisogno di:
  • una nuova cultura di supporto alle imprese;
  • un nuovo ruolo e vision che gli consenta di essere volano di sviluppo delle politiche territoriali e più in generale valido ausilio all’imprenditoria castellammarese;
  • una nuova organizzazione che consenta di equilibrare le priorità di sviluppo del territorio alle priorità dell’imprenditoria che intende radicarsi sul territorio;
  • personale qualificato;
  • strumenti per misurare il proprio operato e soprattutto per migliorare lo sviluppo che riesce a portare sul territorio (essere misurati è sempre un buono stimolo per lavorare meglio).


Sembra difficile, ma non lo è ….. basta cominciare per rilanciare il nostro territorio. 


Che ne dite ? Lavoriamo insieme per migliorare Castellammare del Golfo.

sabato 12 gennaio 2013

Castellammare: Amianto, discariche abusive..... una task force ?!



Riletto questo articolo del 04/01/2013 tratto da GdS.it "Discariche abusive, emergenza a Castellammare"
Emergenza ambientale nel territorio di Castellammare del Golfo, nei pressi di Scopello. L'ennesima segnalazione ci giunge dalla contrada Ciauli. Giacomo Clemenzi e Antonino Maiorana chiedono agli enti competenti in materia di impegnarsi contro questa situazione. Il sindaco di Castellammare, Marzio Bresciani, dichiara: "Nell'ultimo anno abbiamo speso oltre 30 mila euro, affidando il servizio all'Aimeri Ambiente, per raccogliere e smaltire 11 mila chili di amianto. Purtroppo la gente non sa come smaltire tutto questo materiale e, non essendo disposta ad attendere le lunghe prassi burocratiche e tecniche, preferisce disfarsene gettandolo al di fuori del centro urbano. Ma non dobbiamo dimenticare che al di fuori del centro abitato la competenza in materia è della Provincia" (servizio a cura di Massimo Provenza).

Facciamo qualche riflessione, sicuri che già diverse di queste azioni siano state già messe in pista dall'Amministrazione.

  1. Campagna di sensibilizzazione su raccolta differenziata e smaltimento materiali pericolosi. Nel contratto con la società di smaltimento rifiuti, che non abbiamo avuto modo di visionare, ci sarà sicuramente una linea di comunicazione con la cittadinanza (le buone prassi che abbiamo riscontrato su altri territori ne portano traccia). Bene, sarebbe opportuno sollecitare la società a fare una comunicazione mirata e magari integrata con lo smaltimento di rifiuti pericolosi in modo che tutte le famiglie siano informate dei pericoli e delle modalità necessarie per lo smaltimento (e magari delle risorse economiche collegate allo smaltimento che solitamente i Comuni possono mettere a disposizione dei loco cittadini);
  2. Rafforzamento dei controlli, attraverso un protocollo d'intesa interforze con Polizia di Stato, Carabinieri, AUSL, Vigili del fuoco e Vigili urbani, ex Agenzia del Territorio, Uffici tecnici comunali per aumentare le verifiche sul territorio e inasprire le sanzioni affinchè il costo dell'evasione sia superiore al costo dello smaltimento;
  3. Revisione del contratto di servizio con la Aimeri Ambiente, prevedendo (ove già non lo sia, scusandoci di dire qualcosa di ovvio a fronte della impossibilità di visionare il contratto di servizio in essere) la creazione di una task force che sia attivata a fronte di controlli sul territorio che portano all'emersione di rifiuti tossici. La società dovrebbe, inoltre, poter stoccare presso aree opportunamente attrezzate, il materiale che si concentra in "discariche abusive" così da poter ridurre il rischio di danno ambientale, privilegiando la velocità di esecuzione del servizio rispetto alle formalità

Queste poche (e forse anche troppo basiche) idee, sollecitano una riflessione più ampia sull'opportunità di internalizzare in una Società multiservizi ad intera partecipazione comunale, la gestione di servizi quali:
  • gestione servizi portuali
  • gestione eventi
  • gestione servizi informatici
  • gestione ciclo rifiuti
  • gestione decoro urbano e spiagge
  • conservazione urbana
  • gestione servizi cimiteriali
Società che potrebbe erogare servizi anche al di fuori del perimetro comunale oltre che avere una composizione della governance con altri comuni limitrofi (es. Calatafimi Segesta, Vita, etc.) così da avere una massa critica di servizi da gestire.

Ad esempio, guardate questa società multiservizi di Bari

Ovviamente non si sta certificando in questa sede che la creazione di una società  multi-service sia risolutiva delle varie problematiche o risulti economicamente più conveniente, ma si vorrebbe avviare una riflessione/valutazione di quale modello di gestione dei servizi è più conveniente in termini di costi  e di miglioramento qualità del servizio pubblico.

Che ne dite se lavoriamo alla realizzazione di un business plan per la società multiservizi così da capire se e quale convenienza possa esserci ?

Noi abbiamo già esperienza in materia..... e disponibilità a fare.



venerdì 11 gennaio 2013

Castellammare, una strategia per guidare lo sviluppo del territorio




Il primo passo per agire in un contesto competitivo, come di routine accade nel settore privato, è la definizione di una strategia che tracci le linee guida per lo sviluppo della propria organizzazione e dei propri servizi.

Possiamo mutuare questo criterio ed applicarlo nella gestione della “cosa pubblica”, facendo in modo che le Amministrazioni locali (e Castellammare in particolare) si dotino di una loro strategia per condurre le iniziative in maniera più ordinata e soprattutto avendo valutato granparte dei fenomeni interni/esterni che possano facilitare/rallentare l’azione comunale.

Il primo passo in questa direzione, che suggeriamo all’Amministrazione castellammarese, è farsi una semplice domanda:“chi voglio essere da grande”. 

Castellammare è collocata in un territorio che nel tempo ha acquisito una propria identità con nuovi poli turistici, percorsi enogastronomici (es. via del vino, etc.), tutto ciò spesso a danno o comunque NON a beneficio di Castellammare. 
Cosa è stato fatto per ridurre questo livello di antagonismo sul territorio ? Forse poco, ma adesso importa sapere cosa si può ancora fare.

La direzione deve essere quella di ritornare al centro del territorio (del resto si è al centro del Golfo) e guidare lo sviluppo del proprio territorio, riacquistando una credibilità forse appannata.

Un primo modo per acquistare credibilità è sicuramente avere idee chiare sul cosa si vuole ottenere. In questo contesto si inserisce lo strumento del Piano Strategico del Territorio Castellammarese (PSTC).

Pensiamo ad uno strumento di pianificazione a carattere volontario finalizzato a costruire una visione il più possibile condivisa sullo sviluppo di un dato territorio. Costituisce un approccio innovativo alla pianificazione fondato su concetti quali quello della flessibilità rispetto alla rigidità degli strumenti tradizionali, competitività, e coordinamento fra gli attori, come mezzo più adeguato ad affrontare la complessità dei problemi che caratterizzano un dato territorio.

La pianificazione strategica può quindi essere intesa come processo di costruzione di una visione condivisa dell'evoluzione del territorio, realizzata attraverso l'integrazione a rete di istituzioni e attori differenti, di diverse competenze disciplinari, attraverso uno sforzo di interpretazione delle tendenze territoriali prospettiche, la partecipazione e l'impegno dei cittadini e le discussioni pubbliche. In altre parole indica come obiettivo centrale la costruzione di un consenso stabile intorno ad una meta condivisa, se non da tutti gli attori, da un numero rilevante di essi .

Il Piano Strategico del Territorio Castellammarese dovrà avere un ruolo di coordinamento sinergico tra le politiche, le programmazioni e le strategie di sviluppo, identificando chiaramente le più tipologie di domanda:
  • domanda di marketing territoriale;
  • domanda di definizione del vantaggio competitivo nei confronti di altri territori (territorio agro-ericino, territorio alcamese, etc.);
  • domanda di cooperazione degli attori sociali, economici, culturali per fare rete nella definizione-attuazione delle iniziative;
  • domanda di regolazione dei processi, delle relazioni funzionali ed economiche del sistema produttivo locale.


Aspetto determinante del Piano Strategico del Territorio Castellammarese sarà quello di creare partenariati stabili fra enti pubblici nonché fra soggetti pubblici e soggetti privati, con la relativa assunzione delle reciproche responsabilità, e il confronto continuo con la collettività castellammarese e gli attori attraverso idonei strumenti di pubblicizzazione e comunicazione.

In via preliminare è possibile suggerire alcuni criteri guida nella elaborazione del Piano Strategico del Territorio Castellammarese:
  • approccio integrato tra le componenti ambientale-territoriale, economica e sociale;
  • coerenza delle azioni rispetto alle criticità individuate;
  • ricerca di soluzioni esemplari ed innovative;
  • efficacia dei risultati attesi (attenzione alla fattibilità dei progetti);
  • ottimizzazione della leva finanziaria attraverso la ricerca di forme di cofinanziamento pubblico e partenariato pubblico – privato.


Dotarsi di un Piano Strategico del Territorio Castellammarese non è solo un esercizio di stile manageriale o un semplice formalismo, bensì è un modo efficace per raccordarsi con gli obiettivi prioritari previsti dal Quadro Strategico nazionale (QSN), da quelli regionali (DSR) e dagli assi dei programmi operativi regionali (FESR-FSE-FEARS-FAS) che devono concorrere alla realizzazione degli orientamenti strategici comunitari, raccordati prevalentemente attraverso l’Earmarking dell’Agenda di Lisbona.

Il Piano Strategico del Territorio Castellammarese consentirà dunque di:
  • definire ambiti o insiemi di progetti interessabili da Piani Integrati di Sviluppo Urbano e integrare tra loro le attività progettuali presenti sul territorio. Il PO FESR Sicilia, infatti, stabilisce che “ciascun Piano Strategico Urbano dovrà identificare e definire i Progetti Integrati di Sviluppo Urbano che ne costituiscono la struttura portante";
  • guidare e dare priorità all’allocazione dei finanziamenti della nuova programmazione (gli ambiti tematici individuati nei documenti preliminari del PSTC dovranno essere già collegati al PO FESR Sicilia).


A questo fine le Delibere C.I.P.E. n. 20/2004 e la n. 35/2005 destinano risorse per interventi nei Comuni e nelle aree metropolitane del Mezzogiorno e per la redazione di Piani strategici.
Non a caso già diversi comuni limitrofi si sono dotati di un Piano Strategico che ha consentito anche di accedere a risorse aggiuntive per le casse comunali:
  • Alcamo, ha ottenuto un finanziamento CIPE di 255.000€,
  • territorio Agro-ericino, ha ottenuto un finanziamento CIPE di 294.000€ (visto che CMare era contemplata in questo Piano Strategico, sarebbe curioso sapere cosa ne è stato di queste somme e quanto è andato a diretto beneficio di Castellammare),
  • Palermo, ha ottenuto un finanziamento CIPE di 480.000€,
  • Sciacca (Comune capofila), ha ottenuto un finanziamento CIPE di 500.000€,
  • Agrigento, ha ottenuto un finanziamento CIPE di 295.000€.


Quindi, il Piano Strategico del Territorio Castellammarese:
  • traccia le direttrici di sviluppo del territorio;
  • rilancia il ruolo di Castellammare come Amministrazione guida per lo sviluppo del territorio (protagonisti e non più antagonisti);
  • consente di fare da coagulante tra diversi stakeholders pubblici a privati per capire quali sono le priorità e quali sono le risorse da impegnare;
  • porta nuove risorse economiche sia direttamente (può essere finanziato da Cipe) sia indirettamente (tutti gli economics che sono alla base delle iniziative di sviluppo contenute nel Piano).


Beh, se ci sono solo benefici e qualche sforzo intellettuale per generare un Piano fatto bene, cosa aspettiamo? Lavoriamo su questo !!!

mercoledì 9 gennaio 2013

Castellammare al voto.....una sola chance



Tratto da GdS.it Castellammare, si voterà in una sola tornata elettorale
di A.Ferrante

Turno unico per le amministrative: alle prossime elezioni, che si terranno in primavera, sarà sindaco chi otterrà più voti. Non è previsto il ballottaggio, come nel caso di votazioni a doppio turno, tranne a parità di voti tra due candidati, ipotesi matematicamente difficilissima. Castellammare rientra tra i Comuni con popolazione compresa tra dieci e quindicimila abitanti, poiché al momento del censimento generale della popolazione del 2011, gli abitanti sono 14.603
Contestualmente all'elezione del sindaco si avrà l'elezione del consiglio comunale. Nonostante fosse previsto il doppio turno, nel 2008 non ce ne fu bisogno: l'attuale sindaco Marzio Bresciani (centrodestra) venne eletto al primo turno, poiché ottenne 6mila e 62 voti pari ad una percentuale del 63,61, su un totale di 9mila 911 voti validi. Con la possibilità di essere eletti al primo turno, anche con una manciata di voti in più, certamente saranno diversi i candidati che si sfideranno per la scalata a palazzo Crociferi. 
Al momento solo ipotesi e nominativi senza conferme ma la politica cittadina è già al lavoro. Due sole le certezze, ufficializzate da tempo e cioè quella del pediatra Salvatore Fundarò, con una probabile lista civica, e quella del ragioniere Francesco Poma con "le ali alla Sicilia". L'attuale primo cittadino da tempo ha già annunciato l'uscita di scena, affermando di non volersi ricandidare, mentre i partiti di ogni schieramento mirano a creare coalizioni il più allargate possibile per cercare di accaparrare consensi. Potrebbero sorprendere i "grillini" con una probabile candidatura ad "effetto" in modo da catalizzare una larga fascia di insoddisfatti dell'attuale governo. Non rimangono a guardare, poiché si sono già rimboccati le maniche, noti ex amministratori: tra i "vecchi" al lavoro per le liste, ex sindaci quali Giuseppe Ancona e Nicola Coppola, ma anche esponenti castellammaresi della politica provinciale come Piero Russo e Gaspare Canzoneri. Anche l'attuale presidente del consiglio comunale, Giuseppe Cruciata, potrebbe essere un candidato a sindaco; e sembra anche che gli attuali consiglieri comunali stiano lavorando per salire dall'aula consiliare al primo piano del palazzo, con un'intesa allargata che comprenda buona parte dell'attuale consesso, formato da esponenti del Fli come del Pd. Qualche attuale consigliere potrebbe addirittura essere indicato quale primo cittadino da questa coalizione. I programmi si discuteranno a posteriori, dopo l'impasse di trovare candidature credibili. (fine articolo).

Di seguito qualche commento.....

Avendo intrapreso questa esperienza per garantire a qualsiasi fazione politica un supporto di contenuti per l'agenda politica della prossima Amministrazione, anche con un pò di presunzione, ci aspettiamo di essere contattati (cambiare.castellammare@gmail.com) per avere un riscontro sui programmi che provvederemo a postare sul nostro blog, mantenendo noi l'anonimato. 
Le nostre proposte saranno raccolte in un executive summary che sarà rilasciato al candidato vincente il giorno dopo le elezioni, così da dimostrare da parte nostra l'unico intento che è quello di portare a casa un risultato per la collettività castellammarese e NON per un interesse personale di chi gestisce questo blog.


Radio Emilia 5.9 ...... i giovani non li ferma neanche il terremoto



RadioEmilia 5.9. Ascoltate questa apprezzabile iniziativa lanciata da un gruppo di giovani (da 16 a 22 anni) che è correttamente convinto di un ritorno a breve alla normalità. 

Apprezzabile l'impegno, la voglia, l'originalità dell'idea ma soprattutto la piena convinzione che cambiare si può e ritornare alla normalità si deve. Penso che il loro impegno possa valere d'esempio a tutti i giovani e tra questi ai giovani castellammaresi che devono in prima persona spendersi per qualsiasi sfida di miglioramento possa essere considerata tale


Ricostruzione e voglia di farcela senza farsi fermare dalla paura per la terra in cui si è nati e vissuti per tanti anni. Ecco di cosa parlerà MTV mandando in onda, dal prossimo 14 gennaio, “Radio Emilia 5.9: la mia vita dopo il terremoto”. Dopo il sisma dello scorso maggio 4 ragazzi emiliani hanno dato vita a RadioEmilia 5.9, una web radio, un progetto coraggioso ed intraprendente che è ben descritto attraverso le stesse parole che i suoi creatori hanno scelto e pubblicato sul sito dicendo: “Presto insieme a voi arriveremo noi, ragazzi cresciuti qui fra nebbia e zanzare, ragazzi che hanno vissuto e sono stati segnati dall’esperienza del terremoto ma che ora si vogliono mettere in gioco. Con voi e per voi, per creare unione, per motivare, per farci sentire e per ascoltare.”
Eugenio, Luca, Doina e Matteo, ovvero i fondatori della radio, che tramite i loro racconti, le loro esperienze e i loro sogni, consentiranno ai telespettatori di MTV di conoscere al meglio anche come è nato il loro progetto per mantenere alta l’attenzione sulle zone colpite e dare voce a tutti i ragazzi. 
La loro voce è riuscita a giungere sino alla Rete e le loro idee hanno fatto in modo che l’emittente li ascoltasse ed offrisse a loro un spazio pubblico affinché potessero diffondere i loro messaggi e condividere un sapere facendo vedere come in pochi secondi la vita di tutti è cambiata drasticamente. I servizi ed interviste realizzati dagli stessi ragazzi, che hanno tutti fra i 16 e i 22 anni, andranno a coprire ben venti puntate di vero interesse, ma dopo questa piccola esperienza televisiva, che si spera possa portare quanti più ascoltatori possibili, i ragazzi continueranno la loro esperienza soprattutto perché la ricostruzione deve ancora andare avanti e l’attenzione sulle zone colpite non deve essere finire nel dimenticatoio a causa del tempo che passa. Insomma i giovani di Cavezzo, una delle zone più colpite, hanno molto da dire e da condividere con i ragazzi di tutta Italia.
Per una radio che all’interno del suo nome porta la magnitudo del sisma che ha devastato l’Emilia la missione è chiara fin dall’inizio e non serve specificare che i temi più trattati saranno sicuramente riguardanti la ricostruzione, la messa in sicurezza delle case, la mancanza di lavoro, la situazione delle aziende della zona, la situazione delle scuole, i racconti dei ragazzi che ora studiano in strutture alternative e la narrazione delle paure, delle speranze e dei problemi dei vari emiliani che ora devono ripartire da zero. Serve però dire che questi ragazzi, che trasmettono da una casetta di legno fra Cavezzo e Medolla, luoghi dell’epicentro del terremoto, hanno comunque bisogno di sostengo tanto che chi vuole può aiutarli partecipando alla raccolta fondi sul sito RadioEmilia 5.9  e poi seguendoli anche sulla pagina Facebook

lunedì 7 gennaio 2013

Un primo consiglio per Castellammare: agire sulla leva tecnologica e ottimizzazione del personale



La tecnologia ed il corretto utilizzo della stessa (e degli investimenti sin qui realizzati nell’ambito dell’infrastruttura presente nel comune di Castellammare del Golfo), sono tra i primi driver per lo sviluppo di una pubblica amministrazione più efficiente.

Forse abbiamo teorizzato un ovvioma, ma parlare di tecnologie a supporto della PA è un tema altrettanto ricorsivo da almeno 30 anni e nonostante tutto siamo ancora a “caro amico”. Vediamo come questo si sposa con la realtà castellammarese, fiducioso che qualcuno dei lettori ci possa indicare lo “stato di salute tecnologico” del nostro Comune, per la gestione dell’apparato amministrativo.

Il D. Lgs. 7 marzo 2005 n. 82 istituisce il “Codice dell’amministrazione digitale” che fornisce un quadro normativo omogeneo e unitario, teso a disciplinare l’applicazione delle nuove tecnologie digitali nella Pubblica Amministrazione.

Non si può infatti avere una PA veramente “digitale” senza che la sua attività peculiare - cioè la formazione, trasmissione e conservazione della documentazione amministrativa - sia realizzata interamente in forma elettronica. Ciò richiede una serie di requisiti tecnologici e organizzativi, riguardanti sia il front-office sia il back-office. A ciò si aggiunga che il D. Lgs. 28 febbraio 2005 n. 42, intitolato “Istituzione del Sistema Pubblico di Connettività e della Rete Internazionale della Pubblica Amministrazione, a norma dell’art. 10, della L. 229 del 29 luglio 2003”, ha dato vita al Sistema Pubblico di Connettività e Cooperazione, essenziale tessuto connettivo di base delle pubbliche amministrazioni, finalizzato allo sviluppo, condivisione, integrazione e circolarità del patrimonio informativo della PA.

I quattro pilastri su cui di poggi il back-office elettronico della “nuova PA”, promosso dalle leggi di cui sopra, possono essere descritti come segue:
  •         la firma digitale, che consente l’inequivocabile attribuzione della paternità degli atti;
  •         il protocollo informatico, che permette di assegnare loro un posto preciso nei sistemi informativi;
  •         la posta elettronica certificata (PEC), grazie alla quale essi possono essere trasmessi con certezza da un’amministrazione all’altra;
  •         l’archiviazione digitale, che abilita a un’adeguata conservazione di tutta la documentazione.


La prima domanda, forse anche la più banale è: ma volendo ragionare su un foglio bianco, quanto di questo è già presente ed efficacemente utilizzato presso il comune di Castellammare del Golfo ?

Siamo consapevoli che la capacità di rinnovamento della Pubblica Amministrazione (anche per realtà “piccole” come CMare del Golfo), per poter affrontare le sfide dei prossimi anni, quali la modernizzazione del Paese e il traguardo delle sfide dell’eGovernment, passa anche attraverso una “nuova modalità di lavorare” dei dipendenti pubblici; qualunque sia il loro ruolo: dai funzionari con alto livello di specializzazione a impiegati la cui attività è assai poco ripetitiva, ma essenzialmente basata sull’elaborazione della conoscenza della materia che trattano (i cosiddetti knowledge workers).

Il più efficiente operato delle risorse che lavorano presso il comune di Castellammare ed il contenimento della spesa (o migliore allocazione della spesa in formazione e innovazione tecnologica), sono due fattori cruciali cui la nostra amministrazione dovrà guardare in futuro. Nel clima economico attuale, molte istituzioni locali come Castellammare, sono nella condizione di dover ridurre drasticamente gli investimenti in tecnologie e cercare sistemi nuovi per abbassare tempi e costi della macchina amministrativa.

Al tempo stesso cittadini e imprese chiedono maggiori e migliori servizi pubblici. Gli uffici pubblici sono cioè nella difficile situazione di dovere fare di più con minori risorse, salvaguardando in primo luogo il servizio al cittadino.

Come conciliare differenti necessità e risolvere questa contraddizione che rallenta il livello di competitività dei servizi pubblici nel comune di Castellammare del Golfo? Da una preliminare analisi (che non intende essere esaustiva ma anzi richiede di essere integrata ed approfondita con le idee/commenti dei lettori di questo blog), a nostro giudizio è necessario agire in via prioritaria su: 
  1. revisione delle modalità di lavoro nel back-office degli uffici comunali sia a livello di processi sia di strumenti a disposizione per rispondere alle crescenti esigenze di chi ha un ruolo attivo e responsabilità dirette sui servizi erogati; 
  2. individuazione di pratiche migliorative che facciano contestualmente leva sia sugli investimenti già effettuati sia sugli skill acquisiti, proprio per fare di più con meno risorse. In queste meno risorse, andrebbero considerati anche lo stuolo di LSU (o lavoratori a progetto) che rischiano di essere solo un appesantimento della macchina burocratica poco utili a creare valore per il comune ma estremamente necessari a creare voti per i “profeti delle cooperative in campagna elettorale”; 
  3. promozione di una cultura dell’innovazione nella Pubblica Amministrazione castellammarese, basata sulla meritocrazia e sulla valorizzazione dei talenti che già lavorano presso il Comune.


In merito al primo filone (revisione delle modalità di lavoro di front/back-office), previa verifica dell’attuale modello operativo, si potrebbe privilegiare la costruzione di uno spazio informatico di lavoro unico e condiviso, semplice da usare, integrato con gli strumenti di lavoro quotidiano e al contempo sicuro e integrato con i processi amministrativi interni. Ambienti comuni in cui si scambiano documenti digitali in massima sicurezza, bypassando qualsiasi forma di scambio cartaceo che concorrono spesso a: rallentare il servizio, accrescere il rischio di smarrimento, non garantire le priorità del servizio bensì le priorità del singolo funzionario amministrativo oltre che la più bieca di “clientelismo” che spesso dilaga nella richiesta di servizi che spettano di diritto ai cittadini (sia nei tempi che nella qualità resa).

Questo sarebbe sicuramente un vantaggio a fronte della parziale distribuzione sul territorio degli uffici comunali (es. vedi ufficio tecnico, etc.) ed a fronte della organizzazione settoriale dell’attuale amministrazione castellammarese.

La necessità di creare procedure uniche consentirebbe anche di migliorare il processo politico-strategico, potendo condividere tra i vari gruppi consiliari le proposte di legge da portare in Consiglio, i documenti programmatici (come il Piano Esecutivo di Gestione) o finalizzare bilanci di previsione o consuntivi. Immaginiamo una scrivania virtuale in cui tutti, con le dovute profilazioni di sicurezza, possano accedere alle bozze di documenti.
Sarebbe sicuramente più semplice gestire l’iter di approvazione, sarebbe più trasparente per il cittadino verificare il livello di “produttività” della politica locale.

Capite bene che le suddette proposte richiedono una ferma volontà del “fare” ed aprire all’esterno i nodi cruciali della macchina amministrativa. Se ciò vi pare impossibile, pensate a questa immagine: voi andreste più volentieri in un ristorante cinese in cui la cucina è ben visibile al centro della sala oppure in un ristorante in cui la cucina non è visibile perché oscurata da pannelli scuri ? Un semplice cittadino, cosa preferirebbe? Ed una buona Amministrazione cosa vorrebbe per i propri cittadini ?

In merito al secondo filone (utilizzo di investimenti tecnologici già realizzati), faremo piccoli esempi per capire come oggi, con poco sforzo, è già possibile migliorare la prassi pubblica.

Infatti, sul fronte interno, la posta elettronica (con la sua versione “Certificata” - PEC) ha avuto sicuramente un ruolo determinante nel promuovere la collaborazione tra le persone. Consente una distribuzione semplice, ricca, affidabile e mirata delle informazioni.
E’ proprio sfruttando l’infrastruttura della PEC che possono essere promosse piattaforme di comunicazione, collaborazione e condivisione dei dati. Si tratta sicuramente di un livello di digitalizzazione che consentirebbe già oggi, agli uffici comunali, di disporre di informazioni e di un flusso di produzione e approvazione completamente automatizzati.

L’aumento della produttività del dipendente comunale, pertanto, passa anche dallo sviluppo di piattaforme informatiche di collaboration (ne esistono diverse gratuite e quindi open source - eGroupWare, Horde Groupware, OpenGroupware,Open-Xchange e Zimbra) che consentano di raccogliere, organizzare, condividere e ricercare efficacemente documenti e informazioni.

Questi strumenti sono in grado di offrire portali informativi con un’interfaccia utente specializzata, razionale e flessibile per l’accesso alle informazioni con tutte le funzionalità necessarie per memorizzare, classificare, indicizzare e rendere disponibili i documenti amministrativi: creazione dell’ambiente all’interno del quale archiviare i documenti, protocolli standard e organizzazione in siti e librerie, funzionalità di gestione delle versioni e di accettazione ed emissione.

Le piattaforme di collaboration, che sfruttino in maniera sicura le funzionalità di workflow management, sono alla base del miglioramento dei servizi di anagrafica tributaria e catastale già sviluppati in Comuni come Torino, Milano, Bologna, Catania.
Le dimensioni non ci devono far impaurire, anzi devono renderci più confidenti del successo che ne scaturirebbe dall’uso di tali strumenti informatici gratuiti (gli open source) per la gestione di una tassonomia di processi e servizi di un ente locale piccolo (sotto i 15.000 residenti).

La vera domanda da farsi è: oggi, i dipendenti del nostro comune, hanno le competenze informatiche necessarie per rendere attiva ed efficace l’innovazione che si può portare anche a piccoli passi ? Ma alla formazione del personale pubblico ed alle opportunità garantite dai vari fondi formativi, dedicheremo un post.

Per il terzo filone (meritocrazia nella PA castellammarese), vi è da rilevare che la complessa struttura della pubblica amministrazione italiana ha più volte posto il problema di una sua riorganizzazione e razionalizzazione, sia per rispondere ad esigenze di ristrutturazione imposte da precarie condizioni finanziarie di bilancio, sia per accrescere l’efficienza del comparto pubblico, favorendo una migliore utilizzazione, formazione e sviluppo professionale delle risorse umane disponibili. In questa ottica si sono mossi in particolare il D. Lgs. 29/1993 e il D. Lgs. 165/2001.

Più di recente, l’opportunità di sviluppare meccanismi meritocratici nella Pubblica Amministrazione e di reagire alla scarsa qualità dei servizi (la cd. “campagna antifannulloni” promossa da Renato Brunetta, già Ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione nel precedente governo Berlusconi), ha posto le basi per l’approvazione della L. 15/2009, che ha conferito delega al Governo per riformare la disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici. Tale delega ha trovato attuazione con il D. Lgs. 150/2009, recante la cd. Riforma Brunetta, che prevede: 
  • responsabilizzare maggiormente i dipendenti pubblici (in primo luogo i dirigenti, rafforzandone le prerogative datoriali); 
  • incentivare migliori prestazioni; 
  • affermare la selettività e la concorsualità nelle progressioni di carriera dei dipendenti; 
  • conntrastare la scarsa produttività e l’assenteismo; 
  • assicurare la trasparenza dell’operato delle amministrazioni pubbliche.


La riforma (tanto criticata) che si focalizza sulla misurazione della performance del dipendente pubblico, ha ripercussioni anche sulla retribuzione spettante al dipendente pubblico. In ogni amministrazione, un apposito organo di valutazione (OIV), sulla base dei livelli di performance attribuiti ai valutati, inserisce tutto il personale in differenti livelli di performance in modo tale che: 
  •  il 25% è collocato nella fascia di merito alta, alla quale corrisponde l’attribuzione del 50% delle risorse destinate al trattamento accessorio collegato alla performance individuale;
  • il 50% è collocato nella fascia di merito intermedia, alla quale corrisponde l’attribuzione del 50% delle risorse destinate al trattamento accessorio collegato alla performance individuale;
  • il restante 25% è collocato nella fascia di merito bassa, alla quale non corrisponde l’attribuzione di alcun trattamento accessorio collegato alla performance individuale.


Occorre precisare che la suddetta divisione, parzialmente rimodulabile in sede di contrattazione decentrata,è obbligatoria per legge, ovvero ogni singola amministrazione, prescindendo dai livelli quali-quantitativi raggiunti, dovrà necessariamente collocare il proprio personale all’interno delle tre fasce di merito, “stanando” il 25% dei cd. fannulloni anche laddove questi risultino essere presenti in misura percentuale inferiore a quella stabilita, o del tutto assenti.

Il Decreto passa altresì in rassegna i nuovi istituti premianti il merito e le professionalità. Essi sono:
  • bonus annuale delle eccellenze;
  • premio annuale per l’innovazione; 
  • progressioni economiche; 
  • progressioni di carriera; 
  • attribuzione di incarichi e responsabilità; 
  • accesso a percorsi di alta formazione e di crescita professionale, in ambito nazionale ed internazionale.


Dopo tutta questa sbrodolata di nozioni, la domanda cui dover dare risposta nei primi giorni d’insediamento della nuova Amministrazione (per gettare le basi nel costruire un sistema premiante i talenti tra i dipendenti pubblici del comune di CMare del Golfo), è:
come viene applicata oggi la cd Riforma Brunetta? I bonus di risultato sono a pioggia oppure legati agli outcomes realmente erogati alla collettività ?

Ecco, è a questa ed altre domande che dovrà rispondere l’Agenda del nuovo sindaco, determinando iniziative progettuali ad hoc che riepiloghiamo qui di seguito:
  1.  revisione dei processi in una logica citizen driven (al centro il cittadino ed intorno i servizi e le procedure amministrative che gli consentono di usufruirne);
  2. diverso sfruttamento delle tecnologie già esistenti (di cui il comune è già dotato), per il miglioramento delle prassi lavorative in ottica di maggiore efficienza e trasparenza dei servizi (oltre che migliorare l’accessibilità stessa ai servizi da parte del cittadino);
  3. revisione sistema di incentivazione del personale pubblico, riducendo i premi a pioggia e privilegiando le risorse che hanno maggiori potenzialità, perché sono queste a fare un lavoro di “qualità” al servizio di tutta la collettività.


Ecco, è su questo che possiamo costruire insieme un percorso progettuale, cosa ne pensate ?